Sono le cinque la sveglia suona! È ora di alzarsi e di prepararsi per una bella sfacchinata mattutina. La notte al rifugio Nicola non è stata tra le più tranquille. Il caldo la pioggia della notte hanno infastidito il riposo. Alle 5.30 siamo pronti a partire, un piccolo disguido ci fa ritardare la partenza di una mezz’ oretta, decidiamo di cambiare il programma, in quanto l’anello del Campelli prevede circa un quattro orette di camminata, con il rischio di tornare troppo tardi! L’alternativa è la salita alla cima Zuccone Campelli dalla nostra parte cioè dai piani di Artavaggio (dalla parte dei Piani di Bobbio c’è la possibilità di salire con una ferrata molto difficile).
La mattina è molto limpida e fredda, partiamo un po’ coperti, maglia maniche lunghe e giacca antivento.
L’alba è stupenda, il Sodadura, le Grigne e il Resegone
sono ancora lì con colori completamente diversi da ieri, prevale il rossore del sole che annuncia alle cime che sta nascendo! L’ondata di nuvole di vento e pioggia che ci ha aggredito nella serata non hanno portato via niente … …
Il sentiero parte dal rifugio in direzione dell’anello del Campelli in direzione del passo dei Mughi; l’erba è fresca e umida, il profumo di montagna è frizzante, le mani sono gelate ed ognuno cerca in silenzio di prendere ritmo e riscaldarsi …
Si sale e alle nostra spalle attorniato da qualche nuvola ci lasciamo la Cima Piazzo con le sue curve erbose alternate a torri dolomitiche, con qualche residuo di neve. Dopo una quindicina di minuti il sentiero si divide a dx per i Mughi mentre a sinistra si inizia a prendere quota su un sentiero che corre parallelo al sentiero basso. Ad un certo punto riusciamo a scorgere un camoscio e poi un altro! Ci fermiamo, loro ci hanno già visti ma non si spaventano, sono lontani “giocano in casa” è il loro territorio!
Ci scrutano dall’alto della cresta, sono in posizione predominante, sono superbi, hanno un portamento maestoso! Sono curiosi ma al nostro avvicinarci si allontanano! Non ci sarà mai un incontro ravvicinato; ma la sola vista in lontananza ci crea una certa emozione!
Continuiamo il nostro cammino, ora più attenti! Abbiamo la curiosità dei bambini, cerchiamo tra le rocce sulle creste in qualche pianoro la vista di qualche altro camoscio.
Il sentiero ora ha raggiunto circa i duemila metri, si passa in punti molto esposti e ci troviamo di fronte alla vetta dello Zuccone, è come un anfiteatro, roccioso ricurvo con scorci di ripide sassaie che si buttano a valle! C’è ancora qualche nevaio che con le forti nevicate della stagione probabilmente non si scioglierà in tutta l’estate.
In questo tratto esposto Fabio apre il sentiero Dado lo segue e ultimo sono io … dopo qualche tratto Edoardo si accorge che ho rallentato e non certo per stanchezza, un senso di paura e di inquietudine mi prende, mi avvolge e mi stringe lo stomaco! Mi accorgo che il passo è più confuso meno sciolto, ho paura! E’ una sensazione abbastanza fastidiosa, la mente non più concentrata e serena corre velocemente, pensieri più o meno angoscianti si susseguono!
Sicuramente sono anche dovuti al periodo di controlli in ospedale; “si” sicuramente, il controllo annuale post operatorio che mostra ancora passaggi da sto “ombrellino” mi ha condizionato!
L’ultimo tratto prima di giungere in cresta è un bellissimo pianoro erboso, il sentiero si è spostato sul versante opposto mentre camminiamo la vista si apre sulle grigne. Arrivati in cresta la vista è stupenda ! Siamo arrivati ad un ‘antenna e la croce è davanti a noi a circa cinquecento metri proseguendo sulla cresta!
Ora la questione è un po’ più problematica, siamo esposti da tutte due le parti! Camminiamo su questo sentierino largo 50 cm e a destra e sinistra il vuoto… mi fermo! Da un lato il versante da cui siamo saliti e dall’altro si vede il rifugio Lecco i piani di Bobbio le Grigne il Pizzo dei Tre signori … … stupendo ma non riesco a godere in pieno del panorama mozzafiato sono più attento a percepire il terreno che sento sotto i piedi… le mani sono gelate e sudate, nei punti dove il sentiero scende, mi siedo! Devo sentire ancora di più la presenza della terra. Ora penso proprio di dovermi fermare, Fabio e Dado proseguono arrivano proprio sotto la guglia dove è costruita la croce ma preferiscono anche loro tornare indietro, non siamo attrezzati e quei pochi metri di catene diventano insuperabili! Nessun problema, non si può rischiare, siamo consapevoli che “il gioco non vale la candela” .
Raggiungono il punto dove mi sono seduto, beviamo un po’ d’acqua e dopo aver ammirato il panorama ripartiamo per scendere, il sentiero in discesa è piacevole, siamo comunque soddisfatti di “non aver raggiunto la vetta” per qualche metro. Mi accorgo che aver comunicato ai miei due compagni di camminata la mia paura ne ha condizionato la scelta! La paura è contagiosa ed è una sensazione che si trasmette … … Scendiamo velocemente per il sentiero da cui siamo arrivati e ad un certo punto ci troviamo di fronte ad una marmotta che ci guarda curiosamente! È grossa ha un pelo marroncino chiaro è simpaticissima! È li a un metro da noi il tempo di muoversi per cercare la macchina fotografia ... “ e via!” la marmotta scappa … … …
Ancora qualche minuto e siamo al rifugio, tre orette scarse di divertimento e di forti emozioni ...
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