mercoledì 24 dicembre 2008

OGGI E' NATOIL SALVATORE

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 1-14

In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Rit.: Oggi è nato per noi il Salvatore.
Cantate al Signore, uomini di tutta la terra.Cantate al Signore, benedite il suo nome,annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.In mezzo alle genti narrate la sua gloria,a tutti i popoli dite le sue meraviglie. ®
Gioiscano i cieli, esulti la terra,risuoni il mare e quanto racchiude;sia in festa la campagna e quanto contiene,acclamino tutti gli alberi della foresta. ®
Acclamino davanti al Signore che viene:sì, egli viene a giudicare la terra;giudicherà il mondo con giustiziae nella sua fedeltà i popoli. ®



«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». (Lc 2, 14 )
Il Signore che nasce è bisognoso di tutto. Nascere nel segno della povertà è il linguaggio con cui Dio vuole farci capire che solo imitandolo in questo vivere senza pretese, essenziale, possiamo lasciare il nostro segno di amore nella concretezza della quotidianità. Dio che sta fra le braccia di una madre per insegnarci l’accoglienza; Dio avvolto in fasce per insegnarci come amare concretamente anche nei semplici gesti di ogni giorno; Dio ospitato in una grotta per insegnarci uno stile di vita dove la condivisione, anche del poco, è il segreto della pace vera. Il Signore viene a riempire gli spazi delle nostre povertà, per insegnarci quella solidarietà che ci fa aprire le mani per donare, che ci fa, dove necessario, pagare di persona per ritornare alla gioia della fraternità sincera.

martedì 23 dicembre 2008


E’ passato un anno … …

Oggi è lunedì 22 dicembre, è passato un anno da quel famoso sabato! Ora il ricordo frenetico di quelle ore si sta pian piano spegnendo … …
Mi ritornano in mente i giorni successivi passati in ospedale, la paura delle conseguenze, le prime uscite! Mi sentivo debole, inerme, e soprattutto incerto sul futuro! Cosa sarebbe successo dopo quel giorno? Sarei tornato a fare una vita come prima? Cosa mi aspettava? Avrei ripreso a lavorare normalmente? E a correre?
I giorni sono passati, il malore non aveva causato alcun danno cerebrale; questo era già una buona cosa! E dopo un po’ di giorni ribaltato di visite, analisi ed esami approfonditi, si ipotizza la causa!
Arrivano le dimissioni , paura!!! Venire a casa è bello ma … … se succede qualcosa? In effetti i primi quindici giorni è riposo assoluto esco poco, non riesco a sopportare il freddo! Ogni incontro è una forte emozione! Bisogna riprendere piano piano, c’è un equilibrio molto precario che va rispettato! La prospettiva ora è un intervento al cuore per sistemare un dispositivo (ombrellino) che blocchi la possibilità di nuove ischemie. L’ intervento molto semplice viene programma per aprile e dopo due mesetti di riposo è ora di riprendere a lavorare!
Il Cardiochirurgo ci dà sicurezza sulla semplicità dell’intervento e mi assicura che posso riprendere una discreta attività sportiva! Piano piano riprendo a corricchiare sempre accompagnato da Mariangela, all’inizio faccio un po’ fatica ma poi, sento di stare meglio! E’ proprio un miracolo, l’idea di poter uscire e fare qualche chilometro è fonte di grande gioia per me e per Mariangela.
Ora il prossimo appuntamento è fissato all’ospedale di San Donato! Il mesetto di lavoro passa velocemente ed eccomi pronto per l’entrate in ospedale è il 23 aprile e puntuale all’appuntamento l’ Andrea mi accompagna!
L’impressione è molto diversa dal primo ricovero, il reparto è caotico, frenetico, entri e il giorno dopo sei operato, non hai alcun vicino di letto in quanto è un continuo scambio di letti e persone! Quanta gente da tutta Italia! Mi sento un po’ a disagio io abito a tre/quattro chilometri da qui e c’è gente che arriva dalla Sicilia!
L’operazione è una passeggiata anzi una dormitina! Mi sveglio tutto fatto, il giorno dopo sono in piedi e il primo maggio ci sta anche una biciclettata al parco dell’Idroscalo. Passa il tempo arrivano i controlli, l’aggeggio è sistemato bene ed ho l’ok per riprendere l’attività sportiva come prima, c’è solo un piccolo inghippo, l’ombrellino non chiude ancora il foro bisognerà aspettare il controllo dell’anno! Il Cardiochirurgo ci tranquillizza! Rientra nella normale casistica, bisogna avere pazienza.
Passano le vacanze si riprendono le attività lavorative gli impegni, l’attività sportiva grazie alla insistenza positiva del Marco si intensifica! Ora non sento la mancanza di gare, corro per il gusto di correre, faccio molta meno fatica! Correre è un piacere immenso, la fatica si sente poco!
In questo anno tante cose sono cambiate, abitudini la casa ma soprattutto è cambiato il mio rapporto con le persone le cose e le situazioni che vivo!

venerdì 19 dicembre 2008

LA FIABA.......





IL PICCOLO ALBERO DI NATALE
di Giulio Gavino

C’era una volta un piccolo albero di Natale che, quando parlava con mamma albero di Natale e papà albero di Natale, non vedeva l’ora di poter mettersi addosso le palline colorate, i festoni argentati e le lampadine. Sognava ogni notte il suo momento, entrare nel salotto buono, gustarsi i sorrisi gli auguri in famiglia, lasciarsi sfuggire una lacrima di resina dalla contentezza.
E venne finalmente il giorno del piccolo albero di Natale. Venne scelto quasi per caso tra tanti amici alberi di Natale anche loro.

Pensava: "Adesso è venuto il mio momento, adesso sono diventato grande".
Il viaggio fu lungo, incappucciato di stoffa bagnata per non perdere il verde luminoso dei rami ancora giovani. Tornata la luce, il piccolo albero di Natale si trovò nella casa di una famiglia povera. Niente palline, niente festoni, solo il suo verde scintillante faceva la felicità dei bambini che lo stavano a guardare con gli occhi all’insù, affascinati. Era il loro primo albero di Natale. Subito fu deluso, sperava di poter dominare una sala ricca di regali e di addobbi eleganti.
Ma passarono i giorni e si abituò a quella casa povera ma ricca di amore. Nessuno aveva l’ardire di toccarlo. Venne la sera di natale e furono pochi i regali ai suoi piedi ma tanti i sorrisi di gioia dei bambini che per giorni erano rimasti a guardarli sotto il suo sguardo severo per cercare di indovinare che cosa ci fosse dentro. Venne il pranzo di Natale, niente di speciale. Venne Capodanno, con un brindisi discreto, ma auguri sinceri. E venne anche l’Epifania e il momento di andare via. Questa volta non lo incappucciarono. Lo tolsero dal vaso, gli bagnarono le radici e tutta la famiglia lo accompagnò verso il bosco. Era felice di ritornare con mamma albero di Natale e papà albero di Natale.


Passando per la strada vide tanti suoi amici, ancora con le palline colorate e i fili d’oro e d’argento, che lo salutavano. Ma c’era qualcosa di strano, erano tutti nei cassonetti della spazzatura, ricchi e sventurati, piangevano anche loro resina, ma non per la contentezza. Chissà dove sarebbero finiti!
Ora il piccolo albero di Natale è diventato un abete grande e possente, ha visto tanti figli andare in vacanza per le feste. Qualcuno è ritornato, sano o con un ramo spezzato. Lui guarda da lontano la città dove i bambini del suo Natale lo hanno amato e rispettato. Perché è un albero di Natale, albero di Natale tutto l’anno, perché Natale non vuol dire essere buoni e bravi solo il 25 dicembre, perché Natale può essere ogni giorno. Basta volerlo come quel piccolo albero di Natale che ci tiene compagnia sulla montagna, anche se lontano, anche se non lo vediamo.
E c’era una volta e c’è ancora oggi, un albero di Natale. Sempre diverso e sempre uguale, quasi un caro amico di famiglia che si presenta ogni anno per le vacanze, le sue vacanze, da Santa Lucia all’Epifania. Grande, piccolo, verde o dorato, testimone di ogni Natale, un amico con il quale aspettare l’apertura dei regali e l’occasione buona per scambiarsi gli auguri, per fare la pace, per dirsi anche una parola d’amore. E tutti vogliamo bene all’albero di Natale, ogni anno disposti ad arricchire il suo abbigliamento con nuove palline colorate, un puntale illuminato e addobbi d’oro e d’argento. È cresciuto con noi, cambiato ogni anno, sempre più bello agli occhi di chi guarda, occhi di bambino, ma anche occhi di adulto che vuole tornare bambino. Per quei giorni di festa è lui a fare la guardia al focolare, a salutare quando si rientra a casa, a tenere compagnia a chi è solo. Una presenza che conforta, non solo nell’anima. È meglio se l’albero è di quelli con le radici, pronto a dismettere l’albero della festa e a compiere il suo dovere in mezzo ai boschi, a diventare grande, libero e felice.

mercoledì 17 dicembre 2008

VIENI SIGNORE VIENI MARANATHA'

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 1, 1-17

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
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«E preparare al Signore un popolo ben disposto».
(Lc 1,17b)
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COMMENTO.
Gesù è il compimento della promessa di cui Dio ha fatto depositario Israele a favore di tutti i popoli. Per tutti la salvezza avviene attraverso le “cose impossibili”, Giovanni, dono di Dio, il frutto di Elisabetta e Zaccaria è dono del cielo e attraverso questo dono si manifesta il Dono più grande. Giovanni camminerà con il suo popolo e lo aiuterà a riconciliare i padri con i figli e i figli con i padri; a riconciliarsi con il passato e il futuro nella tradizione dello ”Shema Israel” che il padre trasmette al figlio rendendolo partecipe della stessa promessa.
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Preghiamo
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Ascolta Israele:
il Signore è il nostro Dio,
il Signore è uno solo.
Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore,
con tutta l’anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti dò,
ti stiano fissi nel cuore;
li ripeterai ai tuoi figli,
ne parlerai quando sarai seduto in casa tua,
quando camminerai per via,
quando ti coricherai e quando ti alzerai.(Dt 6, 4-7)

martedì 16 dicembre 2008


Spazio Famiglia: La coppia e la genitorialità

di Angelo Peluso
Le scelte sulla genitorialità sono un aspetto spesso trascurato durante la fase di fidanzamento perché si dà per scontato che siano argomenti da affrontare in futuro. In realtà non è sempre così semplice soprattutto perché nel tempo possono emergere significative differenze sull’accettazione o meno di un figlio, sui tempi giusti per diventare papà e mamma, sui principi educativi su cui basare la famiglia stessa.Ci sono aspetti etici individuali che troppo spesso vengono messi da parte con superficialità e sui quali necessita un’adeguata formazione della coppia per evitare situazioni di forte disagio.La coppia deve prepararsi alla nascita del primo figlio conoscendo bene il significato della genitorialità e di cosa questo comporti nella nuova fase evolutiva. Il figlio propone sempre una piccola rivoluzione non solo all’interno della casa, ma soprattutto nella psiche di entrambi. È opportuno non trascurare quei momenti difficili che molte donne (e anche alcuni uomini talvolta ) vivono durante la gravidanza o subito dopo il parto. Ancora una volta la comunità deve saper essere presente perché solo la vicinanza di altri fa superare eventuali crisi di inadeguatezza che possono sfociare in depressione.La gioia dell’arrivo del bambino rimette in moto tutta una serie di scelte, da quella del nome a quella dei vari arredi. L’importante è sempre essere due nel decidere e nel valutare. E poi non dimentichiamoci dei sogni che si riversano sul pargoletto in arrivo.Quello che conta è che la donna non si senta mai sola e che il marito sia sempre vicino passo dopo passo, dalle visite ginecologiche fino al momento del parto.Il bambino deve essere realmente presente nella mente dei partner prima ancora di essere concepito altrimenti rappresenta solo un qualcosa in più e non entra a far parte del progetto di coppia.I retorici e tradizionali argomenti relativi al sesso del nascituro o sul suo futuro sono meno rilevanti dei nuovi impegni - spesso sottovalutati - che seguiranno al parto.Le scelte pedagogiche, i nuovi confini con i nonni che certamente cercheranno di proporre i loro modelli, la nuova identità personale e la nuova immagine sociale diverranno argomento di confronto all’interno della coppia in questa nuova fase evolutiva del rapporto. Molti purtroppo non accettano il nuovo ruolo.Uno dei temi molto trattati nelle ricerche psicologiche è “il sentirsi escluso del papà” dal rapporto madre-figlio. Questo fenomeno è oggi meno rilevante sia perché esiste una preparazione maggiore alla genitorialità sia perché parlandone spesso sulla stampa si previene un po’ il problema. Per essere certi di favorire la nascita del bambino in un clima sereno e psicologicamente favorevole, bisogna favorire la presenza dei papà nei corsi di preparazione alla nascita e nella stessa sala parto. Molti problemi sono stati dovuti ad una cultura di esclusione del papà da un evento così importante mentre in realtà una partecipazione profonda all’arrivo del figlio fortifica quella complicità di cui stiamo tanto parlando.La necessità di cambiare abitudini, il restringere il proprio spazio personale e rinunciare definitivamente ad una sorta di adolescenzialità sono fasi interminabili del “nuovo rapporto a tre”, ma anche momento di svolta nel ciclo vitale.Del resto il bambino idealizzato con il quale si è convissuto per nove mesi oltre ad essere una realtà troppo bella con cui confrontarsi, rappresenta per i coniugi anche l’occasione di un incontro diverso con i propri genitori nei cui panni ora è più facile entrare.Il bambino deve creare solo unione e eventuali riavvicinamenti, favorire la crescita del suo papà e della sua mamma, pronti a rielaborare il loro vissuto come figli ora che sono passati dall’altra parte.La coppia deve stare molto attenta perciò affinché nessuno li espropri del loro fondamentale ruolo pedagogico verso il figlio e permettere ai nonni di recitare la loro parte sempre senza invadere o peggio senza impossessarsi del nipote col pretesto dell’inesperienza dei nuovi genitori.È un tema scottante purtroppo perché non è sempre di così facile soluzione. Anche in questo caso il consiglio saggio è quello di confrontarsi con altri coniugi o con un consulente familiare per studiare insieme le opportune strategie che accontentino tutti.Tutti i nonni devono dare il loro contributo e fornire i loro saggi consigli: la bravura della coppia sta nel saperli strategicamente accontentare e renderli felici, avendo una “forte consapevolezza interiore condivisa” di non lasciarsi condizionare eccessivamente. Ancora una volta emerge la forza della complicità coniugale per impedire atmosfere negative in cui ci si possa sentire imprigionati.Uno dei pericoli più nefasti è quando la coppia stessa favorisce differenziazioni di comportamenti con i vari nonni, alimentando di fatto conflitti allargati tra le famiglie e malinconiche chiusure interiori in ognuno dei due partner.

lunedì 15 dicembre 2008

SALITA IN NOTTURA AL SAN PRIMO


Sono le 21.45 di venerdì 12 dicembre con la solita puntualità arriva la macchina di Marco attrezzata per l’eventualità di incontrare neve sulla strada. Ho preparato di corsa quattro cose da portar via, zainetto merenda acqua giacchetta antivento scarponi e qualcos’altro. Partiamo e come al solito c’è eccitazione ed agitazione!
Facciamo sosta in un bar dopo Erba, la temperatura è freddina ma quello che più preoccupa è la forte pioggia. Iniziamo a salire e giunti al Ghisallo la neve ai bordi della strada supera i 40 cm, deviazione per Pian rancio e quindi frazione SanPrimo dove la neve ormai imbianca la strada e la forte pioggia è una bella nevicata.
Qualche minuto di preparazione, su gli scarponi le ghette giacca antivento e via si parte. Bastonicini per mantenere l’equilibrio guanti doppio cappello e luce frontale. Si sale per un 45 minuti sul versante opposto a quello del San Primo per raggiungere la cresta; La salita è un po’ lenta in quanto seguiamo le orme degli sci di qualche precedente ascensione e nella prima parte non occorre nemmeno accendere le luci! Il bagliore della neve è fantastico.
Il passo è cadenzato costante l’apripista è sempre lui il nostro guru, il Marco, io e Fabio seguiamo le sue orme che ogni tanto sprofondano fino al ginocchio! Passa velocemente questo primo tratto e non ci si accorge che la nevicata è più forte ora siamo in cresta e il vento di traverso è forte e freddo! La neve che batte in faccia fa quasi male!
Sulla cresta intanto il tempo si fa più cupo e chiuso le nuvole basse e la forte nevicata ci obbliga ad accendere le luci e a diminuire la velocità!
Ora la neve è più fresca e si sprofonda di più (fino all’inguine) e riuscire ad alzarsi è faticosissimo. Arriviamo alla fine degli impianti di risalita breve pausa si beve e si riparte; ora sto davanti io! La fatica si fa sentire di più perché non ci sono orme da seguire, raggiungiamo un piccolo pianoro e i cartelli completamente innevati indicano la vetta ad un’ora; noi ormai camminiamo da due ore e ci sfiora l’ipotesi di non riuscire a raggiungerla.
La cresta è terribile! da sinistra arriva un vento gelido che ti sbatte in faccia neve ghiacciata!
Camminiamo distanziati per cinquanta minuti, ognuno cerca di concentrarsi, nel più completo silenzio, io sto pensando a papà e alla nonna delfina (mi accompagnano) oggi è 13 dicembre giorno della loro morte! Sono le due del mattino e ad ogni passo si sprofonda sempre di più! la neve è troppo fresca! Siamo arrivati quasi in vetta ma ...
Mi fermo per ricompattare il gruppo e in lontananza si vedono le due lucine che in poco tempo mi raggiungono decidiamo di ritornare in dietro, per non fare troppo tardi.
E’ un peccato! Sarà per un ’altra volta, bisognava partire prima!
Fermarsi ci ha raffreddati: Iniziano a far male le mani, le dita non le senti più! In discesa il peso e la spinta ci fanno affondare di più! Arriviamo ai ripetitori ci fermiamo a bere un tè in un posto un po’ riparato per riscaldarci!
Si riparte il Marco davanti e dietro io e Fabio! La forte nevicata sta cancellando le nostre orme della salita e a fatica riusciamo a trovare la deviazione da dove siamo giunti!
Ora bisogna fare più attenzione, sbagliare sentiero sarebbe pericoloso! Sono ormai le quattro, scendiamo velocemente e la nevicata rallenta si apre anche il cielo e affaticati raggiungiamo la macchina!
Fa un po’ freddo bisogna cambiarsi per evitare di rimanere umidi! La camminata è finita e malgrado non siamo arrivati alla meta siamo comunque soddisfatti e contenti di rientrare a casa. Grazie Fabio e Marco!

giovedì 11 dicembre 2008

VIENI SIGNORE VIENI MARANATHA'

VANGELO


Lettura del Vangelo secondo Matteo 21, 18-22
La mattina dopo, mentre rientrava in città, il Signore Gesù ebbe fame. Vedendo un albero di fichi lungo la strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Mai più in eterno nasca un frutto da te!». E subito il fico seccò. Vedendo ciò, i discepoli rimasero stupiti e dissero: «Come mai l’albero di fichi è seccato in un istante?». Rispose loro Gesù: «In verità io vi dico: se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a quest’albero, ma, anche se direte a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, ciò avverrà. E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete».

mercoledì 3 dicembre 2008

VIENI SIGNORE VIENI MARANATHA'

Vieni Signore Gesù, disponi i nostri cuori alla vigilante attesa della tua Avvenuta! Purifica i nostri cuori impuri da essi provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie.



VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 15, 10-20
In quel tempo Riunita la folla, il Signore Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!». Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». Ed egli rispose: «Neanche voi siete ancora capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l’uomo».
Parola di Dio.
Preghiamo
Signore,la tua bontà mi ha creato,
la tua misericordia ha cancellato i miei peccati,
la tua pazienza fino ad oggi mi ha sopportato…
Tu attendi, o Signore misericordioso,
la mia conversionee io attendo la tua grazia
per raggiungere, attraverso la conversione,una vita secondo la tua volontà.
(Anselmo di Aosta)
VIENI SIGNORE VIENI, MARANATHA'!

martedì 2 dicembre 2008

Sabato 6 dicembre nel pomeriggio faremo un incontro con i fidanzati che hanno appena terminato il corso aprendolo a qualche coppia del corso precedente. Si tratta di un incontro ludico gastronomico; ci dedichiamo un'orettina a riflettere sul tema dell'avvento e dell'attesa. Riporto una sintesi preparata da Mariangela del brano :






VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Luca 1, 26-38a
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
Parola di Dio





L’ATTESA
L’attesa è l’atteggiamento al quale ci spinge in ogni momento il tempo dell’Avvento.
L’attesa è carica di tensione, ma di una tensione positiva.
Chi attende è orientato ad una meta. Attendere provoca questi due atteggiamenti in noi: l’ampiezza dello sguardo e l’attenzione all’attimo, a quanto stiamo vivendo, alle persone con le quali stiamo parlando. L’attesa allarga il cuore. Quando attendo io sente che non basto a me stesso.
Nell’attesa usciamo da noi stessi verso colui che tocca il nostro cuore, che lo battere con più forza, colmando la nostra attesa.
Oggi molti non riescono più ad attendere. Vivono il tempo di Avvento non come tempo di attesa, ma già come un Natale passato o come se fosse sempre Natale. I bambini non aspettano che la cioccolata sia messa nella borsa della spesa, devono mangiarla subito ancor prima che sia pagata alla cassa del supermercato.
In tutto questo c’è qualcosa di importante: chi non sa aspettare non svilupperò mai un forte io. Dovrà per forza soddisfare ogni bisogno immediatamente, ma diventerà allora completamente dipendente da qualsiasi bisogno. L’attesa ci rende liberi dentro, se sappiamo aspettare finchè il nostro bisogno sia soddisfatto, siamo in grado di sopportare la tensione che l’attesa suscita in noi.
La meta dell’attesa del Avvento è una festa, la festa della nostra umanizzazione, del nostro entrare in comunione con Dio: attendiamo colui che CI RILEVA come è Dio.
Attendiamo il compimento della nostra nostalgia più profonda. Per Sant’Agostino la nostalgia è la condizione di fondo dell’essere umano che, per sua natura, ha nostalgia di Dio. Ogni desiderio terreno risuona questa nostalgia estrema di Dio: l’ottenere fama, successo, ricchezza, forme di appagamento non soddisfano l’essere più intimo.
Allora riconosciamo che noi siamo più di quanto ci possiamo dare. L’attesa ci mostra che il nostro vero essere deve esserci donato.

(Riflessioni tratte da “Natale – celebrare un nuovo inizio” di A. Grun)

lunedì 1 dicembre 2008

Pregare....

Articolo apparso su l'Avvenire del 30/11/2008 segnalato da Marco
Cme pregare durante il giorno? La tradizione della Chiesa raccomanda di pregare sette volte al giorno. Perché? Una prima ragione è che il popolo d’Israele offriva il proprio tempo a Dio in sette preghiere quotidiane, in momenti fissi, nel Tempio o almeno voltati verso di esso: «Sette volte al giorno io ti lodo» ci rammenta il salmista (Salmo 118,164). Una seconda ragione è che il Cristo stesso ha pregato così, fedele alla fede del popolo di Dio. La terza ragione è che i discepoli di Gesù hanno pregato così: gli apostoli (vedi Atti 3,1: Pietro e Giovanni) e i primi cristiani di Gerusalemme «assidui nelle preghiere» (vedi Atti 2,42; 10,3-4: Cornelio nella sua visione); poi le comunità cristiane e, più tardi, le comunità monastiche. E così anche i religiosi e le religiose, i preti, sono stati chiamati a recitare o a cantare in sette riprese le «ore» dell’«ufficio» (che significa «dovere», «incarico», «missione» di preghiera), facendo una pausa per cantare i salmi, meditare la Scrittura, intercedere per i bisogni degli uomini e rendere gloria a Dio. La Chiesa invita ogni cristiano a scandire la propria giornata con una preghiera ripetuta, deliberata, voluta per amore, fede, speranza. Prima di sapere se è bene pregare due, tre, quattro, cinque, sei, sette volte al giorno, un consiglio pratico: associate i momenti di preghiera a gesti fissi, a punti di passaggio obbligati che scandiscono le vostre giornate. Per esempio: per coloro che lavorano e in genere hanno orari stabili, esiste pure un momento in cui lasciate il vostro domicilio e vi recate al lavoro ... a piedi o in auto, in metropolitana o in autobus. A un orario preciso. E ciò vi prende un determinato tempo, sia all’andata sia al ritorno. Perché quindi non associare dei tempi di preghiera a quelli di spostamento? Secondo esempio: siete madre di famiglia e rimanete a casa, ma avete dei figli da portare e riprendere a scuola in momenti precisi della giornata. Un altro obbligo che segna una pausa: i pasti, anche se a causa di forza maggiore o cattiva abitudine mangiate solo un panino o pranzate in piedi. Perché non trasformare queste interruzioni nella giornata in punti di riferimento per una breve preghiera? Sì, andate a cercare nella vostra giornata questi momenti più o meno regolari di interruzione delle occupazioni, di cambiamento nel ritmo di vostra vita: inizio e fine del lavoro, pasti, tempi di viaggio ecc. Associate a questi momenti la decisione di pregare, anche solo per un breve istante, il tempo di fare l’occhiolino a Dio. Datevi l’obbligo rigoroso, qualunque cosa accada, di consacrare quindi anche solo trenta secondi o un minuto a dare un nuovo orientamento alle vostre diverse occupazioni sotto lo sguardo di Dio. La preghiera così, pervaderà quanto vi sarà dato vivere. Quando andate al lavoro forse intanto rimuginate sui colleghi che ritroverete, sulle difficoltà da affrontare in un ufficio in cui lavorate in due o in tre; le personalità cozzano maggiormente quando la vicinanza è troppo stretta e quotidiana. Chiedete a Dio in anticipo: «Signore, fa che io viva questo rapporto quotidiano nella vera carità. Permettimi di scoprire le esigenze dell’amore fraterno nella luce della Passione di Cristo che mi renderà sopportabile lo sforzo richiesto». Se lavorate in un grande centro commerciale, forse rimuginerete sulle centinaia di volti che vi scorreranno davanti senza che abbiate il tempo di guardarli. Chiedete a Dio in anticipo: «Signore, ti prego per tutte quelle persone che passeranno davanti a me e alle quali cercherò di sorridere. Anche se non ne ho la forza quando mi insultano e mi trattano come fossi una macchina calcolatrice». Insomma, approfittate al meglio, durante la vostra giornata, di questi punti di passaggio obbligati, dei momenti in cui disponete di un po’ di margine e vi lasciano, se siete vigili, un piccolo spazio di libertà interiore per riprendere fiato in Dio. Si può pregare nella metropolitana o sui mezzi pubblici? Io l’ho fatto. Ho utilizzato diversi metodi secondo i momenti della mia vita o le circostanze. Ci fu un tempo in cui mi ero abituato a mettere i tappi nelle orecchie per isolarmi e poter avere un minimo di silenzio, tanto ero esasperato dal rumore. Pregavo così, senza per questo tagliar fuori le persone che mi erano attorno visto che potevo ancora essere presente a essi con lo sguardo, senza però scrutarli, senza fissarli, senza essere indiscreto nel modo di guardarli. Il silenzio fisico dell’orecchio mi permetteva di essere ancora più libero nell’accoglienza. In altri periodi, invece, ho vissuto un’esperienza esattamente contraria. Ognuno di noi fa come può, ma in nessun caso dobbiamo ritenere che sia impossibile pregare. Ecco un altro suggerimento. Scommetto che lungo il vostro tragitto, dalla stazione della metropolitana o dalla fermata dell’autobus fino a casa o al posto di lavoro, potete incontrare, nel raggio di trecento o cinquecento metri, una chiesa o una cappella (una piccola deviazione vi consentirebbe di camminare un po’). A Parigi si può fare. In quella tal chiesa potete pregare in tranquillità o, al contrario, essere continuamente disturbati; può essere adatta o meno alla vostra sensibilità: questo è un altro discorso. Ma c’è una chiesa con il Santissimo Sacramento. Perciò, camminate per qualche centinaio di metri in più; vi ci vorranno dieci minuti, e un po’ d’esercizio non farà male alla vostra linea ... Entrate in chiesa e andate fino al Santissimo Sacramento. Inginocchiatevi e pregate. Se non potete di più, fatelo per dieci secondi. Ringraziate Dio Padre per il mistero dell’Eucaristia nel quale siete inclusi, per la presenza del Cristo nella sua Chiesa. Lasciatevi andare all’adorazione con il Cristo, nel Cristo, tramite la forza dello Spirito. Rendete grazie a Dio. Rialzatevi. Fatevi un bel segno della croce e ripartite.
JEAN-MARIE LUSTIGER

VIENI SIGNORE VIENI MARANATHA'

In questa terza settimana di Avvento, visti gli ultimi avvenimenti accaduti in India, Ti invoco o Gesù, in questo momento di attesa e di penitenza, affido a te coloro che hanno perso la vita in modo violento, negli attentati nelle guerre, perchè in te ora riposano. Per tutti coloro che sono sopravvissuti e i familiari perchè in questo tragico avvenimento vivano la Tua avvenuta, e soprattutto per tutti coloro che si macchiano di omicidi e ingiustizie, perchè si pentano, riconoscano il male compiuto! Nulla è impossibile a Dio!
Oggi viene ricordato il Beato Charles de Foucauld, è sua questa bellissima preghiera:

SU TUTTA LA TERRA
Venga il tuo Regno su tutta la terra,
venga in ogni anima...
Tutti gli uomini siano solleciti al tuo servizio,
la tua grazia regni padrona assoluta in ogni anima;
che tu solo agisca in ogni anima e tutti gli uomini non vivano che per mezzo di te e per te,
perduti in te...
Senza dubbio è la più grande felicità di tutti gli uomini che sia così:
è ciò che c'è di più desiderabile per il prossimo e per me.
Amen


VIENI SIGNORE VIENI MARANATHA'

giovedì 27 novembre 2008

LA FIABA


In un pomeriggio di parecchi anni fa di un giorno che non so probabilmente ancora quando frequentavo le scuole elementari io e mia mamma avevamo scritto questa favola! ora dopo parecchi anni provo a riscriverla … ...

La protesta degli orologi!

In un piccolo paesino nelle fredde distese di verde nel nord della Scozia c’era una chiesetta con un bellissimo campanile che dominava con il suo orologio. Da ogni punto del paese si vedeva, spiccava maestoso, il suo orologio aveva da parecchi secoli segnato il tempo; testimone della vita e delle vicende di questa comunità.
Era l’orologio di tutti! Donne uomini bambini uccelli piante fiori; con i suoi grandi numeri in ferro battuto e due bellissime lancette a forma di freccia che si rincorrevano! Era preciso, non sbagliava un colpo! Tutto si muoveva intorno a lui, le campane ad ogni suo quarto suonavano, la scuola apriva con il tocco delle otto e quindici ed il parroco il sindaco si sedevano a tavola per il pranzo al tocco delle dodici!
“Ah dimenticavo al suono delle ventuno tutti i bimbi a nanna!”
Un giorno il numero otto stanco ed annoiato di rimanere lì fermo da secoli, si rivolse al suo vicino e gli disse:
“Vedi caro sette noi siamo qui fermi da duecentosettantre anni quattro mesi dodici giorni tre ore e ventiquattro minuti, io sono stanco non ce la faccio più, vorrei muovermi! Mi piacerebbe correre come le lancette, loro sono più fortunate! Vedi; si rincorrono gareggiano! Tutto questo non è giusto!”.
Il numero sette un po’ stordito e assonnato dapprima non diede molta importanza alle sue parole, “da che mondo e mondo si sa che gli otto sono sempre stati dei lagnosi mai contenti di niente” aveva pensato tra se’; ma lui era li’ da secoli e non si era mai posto questo problema.
Ma come un tarlo che scava l’idea di provare cose nuove e diverse si insinuò nel povero numero che si convinse che l’otto forse aveva ragione “si” pensò tra sé “dobbiamo fare qualcosa” “la situazione deve cambiare!”
Ora dopo ora giorno dopo giorno il mormorio si fece sempre più forte contagiò tutti i numeri, ma anche le lancette che stanche del continuo girare fantasticavano all’idea di riposarsi.
A questo punto fu proprio il numero otto che decise di organizzare un riunione per parlare e decidere una linea comune.
All’unanimità numeri e lancette decisero di cambiare le posizioni a proprio piacere di muoversi e fermarsi! Lo stupore fu grande! Le lancette finalmente potevano riposarsi e all’impazzata i numeri correvano intorno chi per cambiare posto chi per sgranchirsi un po’. La notizia come un tam tam si sparse a macchia d’olio tra tutti gli orologi della regione della Gran Bretagna e in tutto il mondo!
Nel frattempo qualcosa nel paese stava cambiando; i bambini rimasero fuori da scuola in attesa del tocco della campana che non arrivò mai. Il prete rimase a tavola in attesa del pranzo fino a notte fonda!
A catena la rivoluzione si sparse per tutto il mondo e di conseguenza si creò il caso. Strade bloccate con semafori impazziti! Aeroporti nel caos aerei pronti a partire ma in anticipo e in ritardo! Pendolari in attesa di treni che erano già passati! File interminabili davanti a banche e poste in attesa dell’apertura mai giunta. Nonni che si svegliavano allora di andare a dormire e bambini che dormivano sui banchi di scuola invece di studiare! I panettieri non riuscivano a cuocere il pane si bruciava! Appuntamenti di lavoro che saltavano. Insomma non si capiva più niente!
Finchè un bel momento tutti i potenti i grandi e i re della terra si riunirono per far fronte a questa crisi mondiale. Ma anche gli orologi videro il caos e di comune accordo si riunirono e in presenza del nostro ormai famosissimo numero otto felice del successo e della popolarità che aveva raggiunto con la sua idea, rifletterono a lungo e si convinsero dell’importanza che ognuno di loro aveva rispettando ruoli e posizioni.
L’uno capì che la sua posizione era importantissima anche se un po’ noiosa, che le lancette dovevano seguire il loro instancabile cammino che se il dodici non si fosse messo nella posizione sopra, nessuno avrebbe capito più quando mangiare. In poco tempo tutti i numeri e le lancette si riposizionarono al proprio posto poiché avevano capito che il loro compito era importantissimo andava svolto con precisione ordine e senza alcun scambio di ruoli con umiltà e perseveranza.
La vita tornò così alla normalità finalmente i bambini poterono entrare a scuola al suono della campana, gli aerei tornarono a partire, il nostro povero sindaco affamatissimo poté mangiare, i nonni ritrovarono il giusto sonno.
“Ah dimenticavo! il nostro orologio ancora oggi continua a scandire il tempo! L’otto un po’ brontolone, la lancetta dei secondi un po’ arrugginita ; ma tra una aggiustatina e l’altra sono ormai fermi da quattrocentosessantadue anni sei mesi tre giorni quattro ore ventisette minuti e quarantotto secondi fieri e orgogliosi di segnare il tempo del paesino!
Renato & Anna

mercoledì 26 novembre 2008

VIENI SIGNORE VIENI MARANATHA'

Vieni Signore! Ti sei offerto a noi! e noi siamo ad un bivio, accoglierti o rifiutarti. Questa scelta va rinnovata quotidianamente, è impegnativa e radicale. Essere Figli del regno significa questo!
" Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde."


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 12, 22-32
In quel tempo fu portato al Signore Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. Tutta la folla era sbalordita e diceva: «Che non sia costui il figlio di Davide?». Ma i farisei, udendo questo, dissero: «Costui non scaccia i demòni se non per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni». Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi. Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? E se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Come può uno entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega? Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro».
Amen

martedì 25 novembre 2008

LA GIUSTIZIA NEL RAPPORTO DI COPPIA

Una particolare categoria di "prossimo" è certamente rappresentata dall'uomo, o dalla donna, che condivide con noi la totalità della vita sotto lo stesso tetto. Su questo punto l'argomento si farebbe abbondante, dal momento che si entrerebbe nella profondità del sacramento del matrimonio, vocazione che ripristina l'immagine di Dio impressa all'origine sul rapporto della prima coppia.
E' un tema troppo vasto che non potremo affrontare qui sotto i molteplici risvolti di cui si compone. Facciamo perciò una scelta, che in fondo è conforme alla pista che seguiamo fin dall'inizio: il margine della virtù della giustizia. Ci soffermiamo quindi sul rapporto interpersonale della coppia, tralasciando le altre tematiche teologiche connesse al sacramento.La vita di coppia, considerata sul piano della relazione reciproca di due persone, viene descritta dalla Bibbia in modo da offrire a ogni coppia credente le tracce di uno stile di vita quotidiana conforme alle aspettative di Dio. Cercheremo qui di mettere in luce i tratti fondamentali di questo insegnamento biblico. La prima cosa che balza subito agli occhi è il fatto che una relazione d'amore, costruita secondo Dio, deve essere priva dei rapporti di forza.
Il racconto della creazione contiene già questo elemento di pacificazione reciproca che deve caratterizzare la coppia che vive il suo amore nella luce di Dio: "Non è bene che l'uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile… Il Signore Dio plasmò una donna e la condusse all'uomo" (2,18.22). Questi brevi enunciati raggiungono una notevole profondità antropologica e teologica al tempo stesso: la coppia pensata da Dio è una coppia che nasce innanzitutto sulla base della similitudine.
La prima esperienza di pace nel rapporto tra due persone consiste nell'avere lo stesso cuore. E' difficile che un uomo e una donna possano costruire insieme un amore veramente felice se sono uniti da una similitudine soltanto superficiale (il piacersi fisicamente o caratterialmente, l'avere gli stessi gusti…) e sono invece diversi nella maniera di interpretare la vita e negli obiettivi fondamentali da perseguire.
L'amore donato da Dio alla coppia delle origini può fondarsi solo sulla similitudine della coscienza, quando cioè l'uomo e la donna credono negli stessi valori, condividono le stesse aspirazioni, interpretano la vita nella medesima chiave. Il secondo enunciato (v. 22) si muove invece sul registro dello stile di vita: Adamo non si appropria di sua moglie, è Dio che gliela offre come un dono. La coppia che vive nella luce di Dio non perde mai di vista il fatto che, pur nella reciproca e totale appartenenza, nessuno dei due è "padrone" dell'altro. Piuttosto, l'altro si accoglie con il rispetto e la delicatezza con cui si accoglie un dono prezioso fatto da Dio.
L'incontro di Tobia e di Sara veicola infatti proprio questo insegnamento; Tobia prende Sara non come una moglie autonomamente scelta, ma come la donna che Dio ha giudicato adatta per lui: "Dal cielo è stato stabilito che ti sia data" (Tb 7,12). Di fatto, sempre nel libro della Genesi, i rapporti di forza entrano nella vita di coppia solo dopo il peccato originale e perciò non esprimono la volontà di Dio, ma solo la conseguenza di un disordine voluto dall'uomo e progettato dal diavolo: "Alla donna Dio disse: verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà" (Gen 3,16). Questo "egli ti dominerà" segna l'ingresso dei rapporti di forza che hanno snaturato l'amore umano, deformandolo nel suo significato sacramentale, ossia nella sua capacità di rendere visibile l'amore di Dio. Cristo, nella sua risposta ai farisei che lo interrogavano sul divorzio, fa riferimento a una condizione in cui la coppia umana non è più quello che Dio aveva stabilito al principio della creazione (cfr. Mt 19,8). Nelle parole di Cristo si comprende che l'amore umano ha perduto lo splendore che aveva all'origine, perché il peccato ha ferito gli equilibri della persona e il cuore si è ammalato di indurimento. Alla luce di questo presupposto, il Maestro afferma che il fallimento dell'amore umano non è dovuto a una qualche forma di incompatibilità tra l'uomo e la donna, ma è da attribuirsi a una causa più profonda, ossia lo stato di malattia del cuore oscurato dal peccato. Sarà necessaria la redenzione perché la coppia umana possa avvicinarsi allo splendore delle origini, recuperando l'intimità con Dio, perduta con la cacciata dall'Eden. Lo stile delle relazioni tra marito e moglie viene ripreso dall'Apostolo Paolo nella lettera agli Efesini, con una amplificazione del discorso nella prospettiva sacramentale. Abbiamo già detto, però, che in questa sede non ci occuperemo della teologia della coppia, bensì del ritratto biblico della coppia. Paolo presenta in termini nuovi quello che può sembrare non solo un discorso vecchio, ma anche un discorso che dovrebbe essere superato nella nuova economia del NT. L'Apostolo "sembra" infatti suggerire la sottomissione della donna all'uomo. Ci sembra opportuno chiarire qui cosa egli abbia inteso dire. Il suo enunciato suona intanto così: "Le mogli siano sottomesse ai loro mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie come Cristo è capo della Chiesa" (Ef 22). Il concetto di "sottomissione" ha bisogno di essere contestualizzato, per non correre il rischio di cadere in un madornale fraintendimento. Sarebbe un errore tentare di capire il senso delle parole dell'Apostolo senza tenere conto di ciò che egli subito dopo aggiunge: "E voi, mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa" (v. 25).
Ora, noi sappiamo che Cristo ha amato la Chiesa lavando i piedi ai suoi discepoli e rappresentando così il senso profondo dell'offerta della propria vita per la nostra salvezza. Se dunque la moglie deve essere sottomessa al marito come a Cristo, il marito, a sua volta, deve mantenere verso di lei lo Cristo stesso atteggiamento di Cristo, chino in un instancabile servizio.
Sotto questa chiave scopriamo allora che la "sottomissione" è un atteggiamento altissimo e nobile, se è ispirato dall'amore e dall'imitazione di Cristo. Non ci inoltriamo nelle altre categorie di "prossimo" per le quali, volendo stabilire il livello della giustizia, basta ribadire il principio riportato dal Vangelo di Luca: "Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (6,31).
don Enzo Cuffaro

lunedì 24 novembre 2008

VIENI SIGNORE VIENI MARANATHA'

E' iniziata ieri la seconda settimana di Avvento, focalizzo l'attenzione sull'Attesa di Gesù che entri nel cuore delle nostre case della nostra famiglia, della nostra coppia! Che arda e riscaldi i cuori dei membri di questa piccola chiesa.

Vieni Signore Gesù,
apri il nostro cuore al Tuo ascolto!
dacci la forza di ascoltarci!
di comprenderci di aiutarci
di amarci con un amore rinnovato!
O Signore Gesu' vieni!
donaci la pazienza,
donaci serenità
donaci umiltà
benedici questa nostra famiglia
che a fatica cammina
illuminata dalla Tua presenza.

Vieni Signore vieni Maranatha'


òòòàààààààààààààààààààììììììììììììììsddsad


E' stato un week end molto intenso, quello che si è appena concluso! Sabato dopo una mattinata dedicata ai lavori di casa, ci siamo concessi una pausa di stacco dal tran tran, approfittando del riposo del torneo di pallavolo abbiamo fatto visita agli zii! in queste situazioni ti accorgi come ogni famiglia vive la propria croce della malattia della sofferenza, come spesso tutte queste cose ci provano, ci intristiscono creano nel nostro cuore reazioni diverse. Chi non riesce ad accettare, chi si abbatte! Affidiamo a Maria Madre dei sofferenti tutte queste tribolazioni!
Maria che hai sofferto
ai piedi della Croce
ti affidiamo
tutte le persone che sono malate
coloro che soffrono,
i familiari e tutti coloro che sono vicini!
perchè illuminati dalla Tua presenza
siano sostenuti
alleviati nella fatica quotidiana!
Amen
Ave, Maria,
piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria,
Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte.
Amen.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Domenica mattina corsettina su per Morterone! 15 km di salita da Ballabio tra tornanti ripidi, stellata fantastica , quarto di luna che illuminava la strada arietta un po' gelata! (-2° gradi alla partenza ore 5.30) rientro per Messa e pranzo pomeriggio insieme in festa del Coro per Santa Cecilia! Buona settimana!

venerdì 21 novembre 2008

La fiaba


Il Bruco e la Farfalla


Un piccolo bruco camminava verso la grande montagna. Molto vicino della sua strada c'era un grillo."dove vai??" gli chiese. Senza smettere di camminare, il bruco rispose: "Ieri sera ho fatto un sogno, sognai che ero sulla cima della montagna e da li potevo guardare tutta la valle.Mi è piaciuto quello che ho visto e cosi voglio realizzare il mio sogno.
Sorpreso, il grillo disse mentre il bruco si allontanava: "Devi essere pazzo! Come farai ad arrivare fin là???? Tu, un piccolo bruco??Per te, una pietra sarà una montagna, una piccola pozzanghera sarà un mare, e qualsiasi ramo sarà una barriera impossibile da oltrepassare." Ma il piccolo bruco era gia lontano e non lo sentì.
I suoi piccoli piedi non smettevano di muoversi. Poi sentì la voce dello scarafaggio:"Dove vai con tanto sforzo?"Gia un bel po' sudato, il piccolo bruco rispose: "Ieri sera ho fatto un sogno, sognai che ero sulla cima della montagna e da lì potevo guardare tutta la valle. Mi è piaciuto quello che ho visto e cosi voglio realizzare il mio sogno."Lo scarafaggio si mise a ridere, e disse: "Ma se neanche io con le mie grandi zampe comincerei un'impressa così difficile. E rimase stesso per terra ridendo mentre il bruco continuava la suastrada.
Uguale successe col topo, il ragno, la rana e il fiore. Tutti gli consigliavano di smettere."Non arriverai mai..!", gli dicevano
Ma il piccolo bruco continuo a camminare, perché dentro di sè sentiva che doveva farlo.
Già stanco e senza forze, e sentendosi al punto di morire, decise di fermarsi a riposare e costruire, col suo ultimo sforzo, un posto per dormire quella notte."Cosi mi sentirò meglio." disse.
Ma morì.
Per giorni, gli animali si avvicinarono a vedere i suoi resti.Lì c'era l'animale più pazzo del mondo, che aveva costruito la sua tomba come un monumento alla mancanza di buon senso.Li c'era l'ultimo rifugio di uno che era morto per andare dietro ad unsogno.
Giorni dopo, una mattina nella quale il sole brillava in una maniera speciale, tutti gli animali si riunirono intorno a quello che era diventato un avviso per tutti loro.
All'improvviso tutti restarono a bocca aperta:quel bocciolo grigiastro, comincio a rompersi e con meraviglia videro un paio di occhi e due antenne.........
A poco a poco, per dargli tempo di rimettersi da quell'impatto, apparirono due bellissime ali dai colori stupendi.
Era una farfalla!Nessuno disse niente perché già sapevano cosa avrebbe fatto.
Sarebbe andata volata in cima alla montagna a vedere da là su, tutta la valle.E cosi compiere il suo sogno.. il sogno per il quale era vissuto e s'era sforzato fino a morire ed era rinato per compierlo.
Tutti s'erano sbagliati meno lui.

giovedì 20 novembre 2008

E' giovedì la settimana sta volando, le temperature piano piano si abbassano, finalmente ieri pomeriggio dopo tanta attesa è arrivata la telefonata (rincuorante) del cardiochirurgo che ci tranquillizza! anche se l'ombrellino pare dagli esami non abbia chiuso completamente il forello, non è comunque una preoccupazione, e la terapia più appriopriata è ascriptina pazienza attesa e serenità! ci rivediamo ad aprile per i controlli dell'anno! nel frattempo Segnalo queste poche righe molto significative sul rapporto tra:
DOLORE E AMORE

Il dolore ci rende deboli e fragili, ma anche in noi permane la tendenza al “superuomo”. E’ inutile che fingiamo di non avere tale pretesa. In fondo, anche in noi trionfa questa aspirazione alla potenza. Le visuali del mondo tendono a fissarsi sulla potenza e sulla produzione.
Gesù è venuto a portare la buona novella ai poveri ed ai deboli. La cosa più straordinaria del Vangelo è questa. E’ nel cuore di questo fatto essenziale del dolore che noi troviamo la vita dell’uomo nuovo.
La tendenza dell’uomo d’oggi fanno correre e rendono attivi e indifferenti al povero, che è costretto a rimanere sui margini della strada, così che tutti hanno il terrore del silenzio e delle fermate. Dio, però, se ne ride del nostro arrivismo e facilmente porterà avanti il povero che è stato costretto a fermarsi. Non per nulla ha ripetuto più volte, nel Vangelo, che gli ultimi saranno i primi.
L’esperienza ci dice che colui che ama è costretto ad essere fragile, ma il precetto fondamentale del cristianesimo è quello dell’amore. Ora, amando, non possiamo non incontrare il dolore, che è l’altra faccia della stessa medaglia. E’ in questo amore-dolore che noi possiamo operare il miracolo di apprezzare la debolezza, la povertà la vecchiaia. Se riusciamo ad amare la nostra debolezza e la nostra miseria, illuminiamo il più bello dei misteri e entriamo nella perfetta letizia. Noi diventiamo capaci di illuminare ciò che solo san Francesco sembrava capace di far splendere!
G.Antonioli, L’ospite più strano.
buona giornata!

mercoledì 19 novembre 2008

VIENI SIGNORE VIENI, MARANATHA'

Gesù viene ogni giorno, entra nella nostra vita e ci invita a seguirlo! Con la consapevolezza della nostra povertà, delle nostre debolezze e meschinità mettiamoci in ascolto della Sua Parola; apriamo con umiltà il nostro cuore alla sua venuta! speriamentolo nell' incontro con i nostri fratelli.

VANGELOMt 9, 9-13
In quel tempo. Andando via di là, il Signore Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Preghiamo
Padre, ci chiami ad essere uomini e donne dallo sguardo di Misericordia:
donaci la forza di non puntare il dito al fratello che fa fatica a seguire Gesù,Tuo Figlio e nostro Signore.
Rendici capaci di metterci a tavola con Te con il solo desiderio di “stare alla tua Mensa” per condividere con i fratelli il perdono e il pane del tuo Regno.
AMEN

martedì 18 novembre 2008

LA COPPIA E LA COMPLICITA’


DI ANGELO PELUSO

Un rapporto complice implica un condividere un territorio mentale con un’altra persona indipendentemente dall’abitare nella stessa casa o in luoghi fisici diversi. Essere complice con l’altro significa vivere con lui\lei un attaccamento psichico senza invaderlo o impossessarsene, ma definendo ogni propria azione come frutto di una strategia condivisa dal partner senza riserve (anche se ci fossero diverse vedute). In altre parole è l’accettazione totale dell’altro che porta a un rapporto basato sulla lealtà e la fedeltà al di là di falsi e stereotipati comportamenti di pseudo-unità.

Se l’alleanza implica unire le forze comuni per un obiettivo o un ideale scelto insieme (il che paradossalmente non necessita obbligatoriamente di intimità con l’altro), la complicità deve necessariamente prevedere la capacità a vivere una relazione intima.

L’intimità è il primo segno di un rapporto esclusivo in cui si entra nella sfera d’azione dell’altro per condividerne le emozioni e le azioni (pur non essendo necessario partecipare direttamente). Questa sensibilità a saper entrare in relazione con gli altri dovrà favorire rapporti positivi nel gruppo dei pari e in tutti quei contesti socializzanti significativi.

Nell’età adulta l’intimità è indispensabile per vivere una buona sessualità in cui si possa condividere con l’altro l’espressività del proprio esser uomo\donna e il piacere erotico. Moltissime patologie sessuali sono “spie rosse d’allarme” di una patologia dell’intimità, del timore cioè di lasciarsi andare temendo di subire restrizioni al proprio spazio d’azione e quindi un soffocamento della propria immagine personale.

La falsa intimità è quando ci sono esagerate idealizzazioni (necessarie soprattutto alla propria immagine) magari necessarie per curare ferite narcisistiche derivate da rapporti precedenti. La complicità di coppia è la meta più importante nel cammino tra due partner, ma per raggiungerla occorrono numerosi accomodamenti che sono le necessarie tappe per arrivare alla sintonia.

Numerosi uomini e donne spesso si innamorano di una fantasia piuttosto che della persona reale che sostengono di amare proprio per i bisogni, le aspirazioni, le ferite, i desideri nascosti. Il conoscersi è fondamentale proprio per non riversare sull'altro le proprie difficoltà relazionali, le proprie confusioni interne, le ansie accumulate nelle vicende affettive precedenti.

Conoscere il partner significa cominciare a cogliere la sua personalità e le sue peculiarità facendo attenzione a non cadere nelle generalizzazioni, nell'illusione di dare per scontato di accettarlo ed essere accettati a-criticamente. L’intimità si costruisce attraverso il gioco proprio perché l’aspetto ludico aiuta a cogliere la curiosità, la creatività e la magia, intesa come capacità di lasciare aperta la porta sul fantasmatico e di permettere, almeno ogni tanto, al “bambino che è in noi” di partecipare alla vita di coppia.

Essere creativi significa riuscire a coinvolgere il partner nei nostri desideri segreti e vivere insieme momenti di regressione cosiddetta infantile per recuperare le nostre potenzialità nascoste. L'intimità relazionale è proprio la capacità di condividere in modo privilegiato pensieri e fantasie con un'altra persona.

Una mancanza di complicità si ripercuote inevitabilmente anche in altre sfere esterne dal lavoro alla vita sociale; una volta “perduti i riferimenti” è come se la persona mancasse di coordinamento nelle sue attività. La mancanza di complicità significa inevitabilmente “crisi” del rapporto, ma saper affrontare la crisi guardandola come momento di evoluzione, è l'indice più significativo di un’ alleanza esistente tra i due partner nonostante il momento difficile.

La presenza di ideali condivisi e di strutture di coppia chiare e definite permette un arginamento dello stress soprattutto tenendo conto che oggi c'è una grande confusione tra norme,valori,regole e strutture della vita di coppia che si ripercuote in sensazioni di insicurezza, inadeguamento, ansietà, vergogna, colpa. Costruire la complicità significa, quindi, porre le basi per un “non sentirsi mai soli” nemmeno tra mille difficoltà (nel lavoro, con gli amici ,nelle situazioni stressanti ecc.).

In fin dei conti, vivere la complicità con il partner è sentire la presenza dell’altro con tutta la sua diversità dentro di noi, con amore e con rispetto,riuscendo a rivestire il ruolo di chi parla e di chi ascolta arrivando ad un senso critico di se stesso. Questo implica camminare sulla stessa strada verso una meta comune non rigorosamente determinata, ma modificabile sulla base delle rispettive esperienze e conoscenze che diventano “territorio di entrambi” come una sorta di patrimonio genetico condiviso con il meglio di sé.

lunedì 17 novembre 2008

VIENI SIGNORE, VIENI MARANATHA'

E' iniziato per il rito Ambrosiano l'Avvento! Tempo di Attesa!

Ieri sono riuscito a ritagliarmi due orettine di pausa nella cappellina dell'oratorio facendo risuonare più volte questa invocazione:


Vieni Signore, vieni Maranatha'!

Vieni o Gesù
nel mio cuore inquieto!
spalanca le porte di un cuore atrofizzato,
chiuso nell'egoismo!
donami la Tua Pace
la vera Pace.

Guarisci il mio cuore malato
lacerato dal peccato
ferito dall'infedeltà
soffocato, appesantito oppresso.

Vieni con la Tua luce
illuminami!
Vieni con il Tuo calore
Scaldami!
Vieni in mio soccorso
Aiutami!

A te mi affido,
ti attendo!
ho bisogno di Te
del Tuo Amore!
ho necessità vitale
di essere amato!

Vieni Signore, Vieni Maranatha ... ...

venerdì 14 novembre 2008

Domani c'è il terzo incontro del Gruppo La Famiglia. Segnalo il capitolo 4 del libro Cantico dei Cantici:


Cantico dei Cantici - Capitolo 4

Lo sposo

[1]Come sei bella, amica mia, come sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome sono un gregge di capre,
che scendono dalle pendici del Gàlaad.
[2]I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte procedono appaiate, e nessuna è senza compagna.
[3]Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo.
[4]Come la torre di Davide il tuo collo, costruita a guisa di fortezza.
Mille scudi vi sono appesi,
tutte armature di prodi.
[5]I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli.
[6]Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso.
[7]Tutta bella tu sei, amica mia,
in te nessuna macchia.

La sposa

[10]Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille.
[11]Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli grappoli di palma,
neri come il corvo.
[12]I suoi occhi, come colombe
su ruscelli di acqua;
i suoi denti bagnati nel latte,
posti in un castone.
[13]Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le sue labbra sono gigli, che stillano fluida mirra.
[14]Le sue mani sono anelli d'oro,
incastonati di gemme di Tarsis.
Il suo petto è tutto d'avorio,
tempestato di zaffiri.
[15]Le sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d'oro puro.
Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.
[16]Dolcezza è il suo palato;
egli è tutto delizie!
Questo è il mio diletto, questo è il mio amico, o figlie di Gerusalemme.

giovedì 13 novembre 2008

MESSAGGIO DI TENEREZZA

Ringrazio Marco che mi segnala questo scritto molto bello:





Ho sognato


che camminavo in riva al mare


con il Signore


e rivedevo sullo schermo del cielo


tutti i giorni della mia vita passata.


E per ogni giorno trascorso


apparivano sulla sabbia due orme:


le mie e quelle del Signore.


Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma,


proprio nei giorni


più difficili della mia vita.


Allora ho detto:


"Signore io ho scelto di vivere con te


e tu mi avevi promesso


che saresti stato sempre con me.


Perchè mi hai lasciato solo


proprio nei momenti più difficili?"


e Lui mi ha risposto:


"Figlio, tu lo sai che io ti amo


e non ti ho abbandonato mai:


i giorni nei quali


c'è soltanto un'orma sulla sabbia


sono proprio quelli


in cui ti ho portato in braccio."




Anonimo brasiliano

mercoledì 12 novembre 2008




E' proprio un periodo di lavoro intenso ... ... non trovo il tempo di scrivere, riesco ad aggiornare solo il santo del giorno! ieri ho pregato insieme ad altri colleghi partecipando alla Messa per la morte del papa' di Elisa (collega).


Eterno riposo

dona a lui o Signore,

Splenda a lui la luce perpetua

riposi in pace,

Amen

Ad Elisa un abbraccio forte, a sostegno di questo triste momento!






E' ancora vivo e forte l'entusiasmo per la festa di domenica; la S.Cresima di Alessandro!
Una festa riuscita ... ... la celebrazione molto sobria e partecipata con grande silenzio! le parole del nostro Vicario semplici ma molto efficaci!
Il pranzo e il pomeriggio insieme sono stati veramente belli a partire dall ' agriturismo, dal menu ma soprattutto dalla allegra compagnia ... ... ...




I PICCOLINI ....


I BIMBI ... ...





LE GRANDI ...





I PIU' GRANDI ....




I GRANDISSIMI ........




giovedì 6 novembre 2008

IL FIORE




Finalmente sei esploso!
ti sei aperto alla vita.
Dentro le tue foglie sei cresciuto
il tuo grembo ti ha protetto.

Ora con tutta la tuà maestosità
sei venuto alla luce
hai mostrato il tuo tesoro
i tuoi colori
le tue forme diverse
perfezione del creato!

E' un miracolo,
che si ripete da sempre!
scandisce il tempo ... ...

Fermati uomo!
ascolta ti devo parlare ...
"Amico!
guardami ... ammirami ... rispettami ...
sono immagine del mio e tuo creatore!"

martedì 4 novembre 2008

VIENI SPIRITO SANTO

In questo anno abbiamo in parte già riflettuto sulla Cresima e sullo Spirito Santo, assistiamo alla crescita dei nostri figli (i nostri bambini... ) abbiamo pregato e condiviso con loro questa tappa importante della loro vita; un pensiero ed una preghiera va a tutti nessuno escluso Paolo Michela Andrea Samuele Gaia Francesca Alessandro Sabrina ...

Segnalo Questo brano della Parola di Dio per ricordarci i 7 doni dello Spirito Santo:

LETTERA AI GALATI 5 22 /25

22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;
23contro queste cose non c’è legge.
24Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri.
25Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.
Gloria al Padre,
al Figlio e allo Spirito Santo
come era nel principio
ora e sempre nei secoli dei secoli
Amen
Sapienza: E’ l’esperienza gioiosa delle realtà soprannaturali. Ci da una conoscenza di Dio che non passa dalla conoscenza delle cose ma dalla condivisione della sua stessa vita. E’ fondamentale nella vita Cristiana, Risponde alle nostre esigenze di felicità. In Sapienza 8 abbiamo la sposa che offre tutte le gioie dell’intimità con Dio. E’ la gioia degli Apostoli dopo la Pentecoste. E’ l’anticipazione del Paradiso.
Intelletto: E’ la risposta al bisogno di conoscenza e verità. Ci fa comprendere in maniera chiara quello che la luce della fede ci fa comprendere in maniera crepuscolare. Nell’ultima cena Gesù dice: "Vi ho detto queste cose ma il Padre vi manderà lo Spirito Santo che vi insegnerà ogni cosa". E’ indispensabile nell’Evangelizzazione e nella catechesi, sia per chi parla che per chi ascolta. Fa capire in profondità la Parola di Dio e fa gustare la bellezza delle realtà rivelate.
Consiglio: Offre un discernimento intuitivo e sicuro nelle scelte che facciamo per conoscere la volontà di Dio. Pensate alla scelta vocazionale. Accresce la virtù della Prudenza. Fa sì che le nostre azioni siano degne di Dio; ci fa agire sempre per la gloria di Dio.
Fortezza: Ci abilita a sopportare fatiche e sofferenze ma anche ad affrontare tentazioni e difficoltà. E’ lo spirito dei martiri, di coloro che sono ammalati da tempo e offrono queste sofferenze. Solo un amore grande riesce a superare tutte le difficoltà. "Non ci spaventino le prove o i dolori, a chi ama, Dio moltiplica i dolori. E’ dai dolori più grandi che sorgono le gioie più grandi". "Vivere, palpitare, morire ai piedi della croce o in cima alla croce". "Non domandiamo a Cristo che ci liberi dalle croci, sarebbe la nostra rovina, domandiamo che ce le aumenti, e ci dia la capacità di portarle con gioia con lui".
Scienza: Dell’intelletto abbiamo detto che ci fa intuire le verità, la scienza ci da la capacità di vedere le cose come le vede Dio. Fa sì che possiamo vedere sempre tutte le creature con gli occhi della fede. Fa percepire con sensibilità viva la presenza del Creatore nelle creature e la presenza di Gesù in tutti gli uomini. E’ alla base della santità perché ci pone sempre alla presenza del Signore.
Pietà: Ci fa sperimentare la tenerezza del Padre e ci fa sentire figli prediletti. "Come un bimbo sereno in braccio alla madre". Ci da il senso della Divina Provvidenza, che riconosce che siamo figli di Dio e che lui provvede a tutto. "Il Signore non turba mai la pace dei suoi Figli se non per darne una maggiore" (Don Orione). E’ la forza del pentimento dei peccati. E’ l’amore dei figli verso il Padre. Esempio è Enea che fugge da Troia portando in spalle il padre.
Timore di Dio: Non è paura, ma il riconoscere la santità e la trascendenza, la maestà di Dio. E’ il santo che cantiamo ogni giorno a Messa (Is 6,1). Rende vivo il valore di Dio nella nostra vita, ci fa coscienti della sua presenza e ci fa dispiacere di far qualcosa contro di Lui. Adorazione, lode, ringraziamento partono da qui.

mercoledì 29 ottobre 2008



Messaggio 25/10/2008





"Cari figli, vi invito tutti in modo speciale a pregare per le mie intenzioni affinché attraverso le vostre preghiere si fermi il piano di Satana su questa terra, che é ogni giorno più lontana da Dio, e mette se stesso al posto di Dio e distrugge tutto ciò che é bello e buono nell’anima di ognuno di voi.

Per questo, figlioli, armatevi con la preghiera e il digiuno affinché siate consapevoli di quanto Dio vi ama e fate la volontà di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "

lunedì 27 ottobre 2008

GITA IN LIGURIA

ORE 07.30 i preparativi ... .









si inizia subito a salire ... ...

più si sale e più la vista è stupenda (Baia del Silenzio)







ulivi ... corbezzoli ...





i primi segni di scoppiamento..........

ole' giu' di corsa verso Riva Trigoso

opla si sale ... ...




giu' di corsa ore 2.40 fine 1 tappa siamo a moneglia 14 km percorsi ...... ci vuole una pausa caffe'

ancora su' e in lontananza si vede ancora Moneglia


viti vigne... ulivi... castagni... verde... siamo quasi a Deiva marina


A Deiva sono le 12.00 abbiamo fatto circa 20 km. e dopo essere passati vicino al mercato (nell'aria si sente un profumino di pollo arrosto!) si sale ancora

la fame e la stanchezza si fanno sentire ma ... ...





ma i nostri eroi... impavidi si buttano su e giu' in direzione di Framura







finalmente si mangia!!!!!!!!!! grana bresaola merendine e via!!!



alt panico!!!!!!!!!! abbiamo sbagliato strada??? niente paura il guru non si discute..













e si! in effetti siamo proprio a pezzi e mancano solo 5 km a bonassola....









evviva siamo arrivati 30 km 1600 metri di dislivello in circa 7 ore


non ci possiamo proprio lamentare....


grazie a Urium Fabio e Marco per la giornata.

















































_____________Ave Maria___________

_____________Ave Maria___________
Questa preghiera è dedicata a ... ... ...

__SOSTEGNO DI CHI E' MALATO!__

Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte.

Amen.