E' giovedì la settimana sta volando, le temperature piano piano si abbassano, finalmente ieri pomeriggio dopo tanta attesa è arrivata la telefonata (rincuorante) del cardiochirurgo che ci tranquillizza! anche se l'ombrellino pare dagli esami non abbia chiuso completamente il forello, non è comunque una preoccupazione, e la terapia più appriopriata è ascriptina pazienza attesa e serenità! ci rivediamo ad aprile per i controlli dell'anno! nel frattempo Segnalo queste poche righe molto significative sul rapporto tra:
DOLORE E AMORE
Il dolore ci rende deboli e fragili, ma anche in noi permane la tendenza al “superuomo”. E’ inutile che fingiamo di non avere tale pretesa. In fondo, anche in noi trionfa questa aspirazione alla potenza. Le visuali del mondo tendono a fissarsi sulla potenza e sulla produzione.
Gesù è venuto a portare la buona novella ai poveri ed ai deboli. La cosa più straordinaria del Vangelo è questa. E’ nel cuore di questo fatto essenziale del dolore che noi troviamo la vita dell’uomo nuovo.
La tendenza dell’uomo d’oggi fanno correre e rendono attivi e indifferenti al povero, che è costretto a rimanere sui margini della strada, così che tutti hanno il terrore del silenzio e delle fermate. Dio, però, se ne ride del nostro arrivismo e facilmente porterà avanti il povero che è stato costretto a fermarsi. Non per nulla ha ripetuto più volte, nel Vangelo, che gli ultimi saranno i primi.
L’esperienza ci dice che colui che ama è costretto ad essere fragile, ma il precetto fondamentale del cristianesimo è quello dell’amore. Ora, amando, non possiamo non incontrare il dolore, che è l’altra faccia della stessa medaglia. E’ in questo amore-dolore che noi possiamo operare il miracolo di apprezzare la debolezza, la povertà la vecchiaia. Se riusciamo ad amare la nostra debolezza e la nostra miseria, illuminiamo il più bello dei misteri e entriamo nella perfetta letizia. Noi diventiamo capaci di illuminare ciò che solo san Francesco sembrava capace di far splendere!
G.Antonioli, L’ospite più strano.
Il dolore ci rende deboli e fragili, ma anche in noi permane la tendenza al “superuomo”. E’ inutile che fingiamo di non avere tale pretesa. In fondo, anche in noi trionfa questa aspirazione alla potenza. Le visuali del mondo tendono a fissarsi sulla potenza e sulla produzione.
Gesù è venuto a portare la buona novella ai poveri ed ai deboli. La cosa più straordinaria del Vangelo è questa. E’ nel cuore di questo fatto essenziale del dolore che noi troviamo la vita dell’uomo nuovo.
La tendenza dell’uomo d’oggi fanno correre e rendono attivi e indifferenti al povero, che è costretto a rimanere sui margini della strada, così che tutti hanno il terrore del silenzio e delle fermate. Dio, però, se ne ride del nostro arrivismo e facilmente porterà avanti il povero che è stato costretto a fermarsi. Non per nulla ha ripetuto più volte, nel Vangelo, che gli ultimi saranno i primi.
L’esperienza ci dice che colui che ama è costretto ad essere fragile, ma il precetto fondamentale del cristianesimo è quello dell’amore. Ora, amando, non possiamo non incontrare il dolore, che è l’altra faccia della stessa medaglia. E’ in questo amore-dolore che noi possiamo operare il miracolo di apprezzare la debolezza, la povertà la vecchiaia. Se riusciamo ad amare la nostra debolezza e la nostra miseria, illuminiamo il più bello dei misteri e entriamo nella perfetta letizia. Noi diventiamo capaci di illuminare ciò che solo san Francesco sembrava capace di far splendere!
G.Antonioli, L’ospite più strano.
buona giornata!
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