Le nostre comunità parrocchiali spesso vivono situazioni di pesantezza, di rapporti tesi, di incomprensioni dovute a posizioni di disaccordo o di punti di vista diversi.
Tale clima rischia di “degenerare” se a queste situazioni di “crisi” non si pone un rimedio, una soluzione di riconciliazione in nome del valore stesso che stà dietro al nostro essere comunità!
Il significato che sta dietro a questo “stare insieme” ha un nome, Gesù Cristo!
Siamo membra di un unico corpo, che crede (ci tenta) che si mette in opera per aderire a questo disegno di amore che il Padre ha voluto per noi.
Tutto questo con le difficoltà che lo stare insieme comporta, carattere diverso, motivazioni diverse, livello di maturità completamente diverso, un cammino di fede proprio e diverso. Ciò che caratterizza la comunità è la diversità! Ma questo è un elemento primario e non una negatività, potremmo definirla una debolezza.
Ma è una grande ricchezza se vissuta con umiltà fraternità rispetto accoglienza ascolto umiltà pazienza e gestione dei conflitti. Allora anche se con fatica e portandoci dietro il nostro fardello di limiti e difetti dobbiamo percorrere con sempre maggior decisione questa strada, la strada della fraternità dell’accoglienza della formazione e del confronto.
Strumenti che combattono con il nostro essere imperfetto, pieno di limiti di povertà e di debolezze, della nostra voglia di emergere, di vivere da protagonisti le nostre attività, che però ci fanno perdere di vista il centro di questo nostro vivere (Cristo). La consapevolezza dei nostri limiti, il nostro cammino di riconciliazione con il Padre sono la palestra di allenamento per una sana convivenza con gli altri; se riesco ad accettare me stesso, ad amare i miei pregi ma soprattutto i miei difetti, entro in una dinamica dell’ Amore che ha bisogno del suo Creatore, che riconosce di non poter bastare a se stesso ma di aver bisogno del Padre. Il cammino successivo diventa più facile, accogliere se stessi vuol dire accogliere l’altro con i suoi limiti le difficoltà i difetti (siamo dei maestri nel trovarli!), vuol dire avere di fronte colui che come me, sta vivendo questo cammino con tutte le difficoltà!
La comunità è quindi il primo luogo educativo dopo la famiglia. Come membra di questa realtà siamo “Educatori” ma nello stesso tempo “Educati” con tutte le responsabilità che ne consegue. Sono obbligato ad intervenire nei casi dove ritengo che il mio fratello stia sbagliando, ma dall’altra parte devo accettare la posizione di colui che mi corregge.
Allora affidandoci a Maria, portando tutto questo al cuore di colei che Madre ci conosce, con nuovo slancio e con maggiore coraggio ed entusiasmo continuiamo in questo cammino di fede, in questo atteggiamento di servizio imitando colui che cingendosi i fianchi ha lavato i piedi ai suoi discepoli!
Nessun commento:
Posta un commento