Con un pizzico di fantasia, coraggio, energia, spirito di adattamento, umiltà, dinamicità e fiducia in se stesso i sogni si possono realizzare! La vacanza errante è uno dei miei sogni nel cassetto. Partire, programmarsi un percorso, camminare raggiungere le piccole tappe intermedie per arrivare alla meta è ciò che più mi ha sempre attratto della montagna; se a questo aggiungiamo la condivisione con la persona che ami tutto diventa più grande più intenso e più soddisfacente!
1° Giorno
La scintilla che mi ha dato uno slancio maggiore è stato l’entusiasmo con cui Mariangela ha accolto un mesetto fa la proposta; "due giorni intorno al gruppo delle dolimiti del Brenta - un anello circolare con partenza dal Grostè in direzione dei rifugi Ticket e Brentei passaggio per la bocca del Brenta pernottamento al Rifugio Perdrotti e nel secondo giorno discesa al Rifugio Croz dell’Altissimo alla Malga Spora passo del Gavardo e rientro al Grostè; una trentina di chilometri per circa 2500 metri di dislivello".
Inoltre domenica parte della predica durante la S.Messa era sull’importanza del riposo, delle vacanze viste nell’ottica dello sganciarsi dalla quotidianità per riprendere forze, entusiasmo ed energie, e quindi ho pensato che questi due giorni dovevamo a tutti i costi concederceli! (E’ sempre un’impresa riuscire ad ottenere le ferie in questi periodi).
Lunedì intorno alle 20.00 è giunta la lieta notizia che potevamo partire, Mariangela aveva già provveduto ad organizzare e a preparare il vestiario! Zaino giacca vento leggera due cambi completi, maglie lunghe per la sera bastoncini guanti cappello due ramponcini che Marco ci ha vivamente consigliato di portare un po’ di cosine da mangiare e qualche litro di acqua!
Lunedì intorno alle 20.00 è giunta la lieta notizia che potevamo partire, Mariangela aveva già provveduto ad organizzare e a preparare il vestiario! Zaino giacca vento leggera due cambi completi, maglie lunghe per la sera bastoncini guanti cappello due ramponcini che Marco ci ha vivamente consigliato di portare un po’ di cosine da mangiare e qualche litro di acqua!
1° Giorno
Siamo partiti da Milano alle 06.30 e arrivati a Campo Carlo Magno verso le 10.00 dove con la funivia abbiamo raggiunto il Grostè a quota 2.400 metri . Lungo tutta la strada i pensieri sono corsi alle settimane passate in questi posti insieme al Paolo alla Paola a Federica Cristina Michela, un po’ di nostalgia ci ha preso all’idea di essere li soli soletti senza la presenza a volte totalizzante di Francesca e Stefania!
Sono le 11.00 il cronometro (che non abbiamo portato!) da’ il suo via; gli zaini sono abbastanza pesanti, la giornata è calda e il panorama è eccezionale, nel primo tratto il sentiero 316
Sono le 11.00 il cronometro (che non abbiamo portato!) da’ il suo via; gli zaini sono abbastanza pesanti, la giornata è calda e il panorama è eccezionale, nel primo tratto il sentiero 316
in discesa tra i lastroni enormi che caratterizzano il Grostè la vista è tutta proiettate di fronte verso l’enorme massiccio del Gruppo dell’Adamello con il caratteristico ghiacciaio che si distende dal cop di Breguzzo al Carè alto fino ad arrivare alla cima Adamello! Il ghiacciaio per via delle abbondanti nevicate pare sia più grande!
“Quanti ricordi!” questo primo tratto fino al rifugio Tucket era una delle gite annuali che si facevano con i bambini e quindi i ricordi corrono veloci … … raggiungiamo il rifugio intorno all’ora e mezza breve sosta per bere.Ora cambiamo per un breve tratto il sentiero siamo sul 328 che scende ripido per raggiungere la sella del Fridolin siamo scesi di circa 300 mt, qui ci si immette sul sentiero 316 che raggiunge il rifugio Brentei; sostiamo per mangiare qualcosa, qualche pezzetto di grana, un frutto un po’ d’acqua, fa parecchio caldo, siamo precisi sulla tabella di marcia, ripartiamo su questo sentiero molto bello panoramico e un po’ scoperto, in qualche punto ci sono anche dei cavi di sicurezza.
“Quanti ricordi!” questo primo tratto fino al rifugio Tucket era una delle gite annuali che si facevano con i bambini e quindi i ricordi corrono veloci … … raggiungiamo il rifugio intorno all’ora e mezza breve sosta per bere.Ora cambiamo per un breve tratto il sentiero siamo sul 328 che scende ripido per raggiungere la sella del Fridolin siamo scesi di circa 300 mt, qui ci si immette sul sentiero 316 che raggiunge il rifugio Brentei; sostiamo per mangiare qualcosa, qualche pezzetto di grana, un frutto un po’ d’acqua, fa parecchio caldo, siamo precisi sulla tabella di marcia, ripartiamo su questo sentiero molto bello panoramico e un po’ scoperto, in qualche punto ci sono anche dei cavi di sicurezza.
Il primo punto abbastanza impegnativo lo superiamo prima di arrivare al Brentei, bisogna attraversare un nevaio di un centinaio di metri, ripidissimo c’è una traccia sulla neve larga quanto due scarpe; qui bisogna proprio fare attenzione! Un passo messo male e si scivola giù! Arrivati al Brentei abbiamo il tempo per bere un caffè mangiare ancora qualcosina siamo intorno alle 3 ore di cammino, di fronte a noi si apre l’orizzonte verso la Bocca del Brenta con un bel nevaio … …
riprendiamo il cammino, la salita è abbastanza ripida attraversiamo le caratteristiche sassaie dolomitiche. In parecchi punti data l’elevata quantità di neve caduta nell'inverno e ai temporali dei giorni scorsi il sentiero è franato, ci causa un rallentamento dell’andatura.
Alle otto siamo già lessati sul letto, abbiamo cenato ad orari da ospedale ed in effetti fisicamente siamo un po’ doloranti.
2° GIORNO
Arrivati ai piedi del nevaio per sicurezza anche se sulla neve si affonda calziamo ghette e ramponcini per evitare scivolate. Il passo è ulteriormente rallentato lungo la ripida lingua di neve che per gli ultimi cento metri di dislivello porta al passo.
Le nuvole si sono abbassate, la sassaia e il nevaio danno ancora più il senso lunare del paesaggio! Raggiungiamo a fatica il passo in lontananza si vede il rifugio, mancano solo una quindicina di minuti! Al rifugio Pedrotti il gestore ci trova una camera dove resteremo soli tutta la notte; la maggioranza degli ospiti è straniera. Ci sistemiamo ed in attesa della cena ci rilassiamo. Il rifugio è carino la posizione è eccezionale, chiediamo un parere al figlio del gestore sulla giornata successiva! Ci avvisa che sarà una grande sfacchinata con un discreto dislivello.Alle otto siamo già lessati sul letto, abbiamo cenato ad orari da ospedale ed in effetti fisicamente siamo un po’ doloranti.
2° GIORNO
La sveglia è per le sette alle sette mezza fuori dal rifugio lo spettacolo è eccezionale. Abbondante colazione e via
abbiamo davanti almeno un due orette di discesa fino al Rifugio Corz Dell’Altissimo; passiamo da 2.439 metri del Pedrotti a 1.430, sono 1.000 di dura discesa spacca gambe!
abbiamo davanti almeno un due orette di discesa fino al Rifugio Corz Dell’Altissimo; passiamo da 2.439 metri del Pedrotti a 1.430, sono 1.000 di dura discesa spacca gambe!
Il sentiero è molto bello più scendiamo e più l’ambiente cambia, passiamo dalla sassaia lunare con poca vegetazione ad un panorama sempre più verde,
attraversiamo un bel bosco dove passiamo il Rif Selvata e poi ancora giù! La prima sosta con caffè la facciamo al Rif.Croz Altissimo dove chiediamo informazioni al gestore circa il sentiero da prendere, il livello di difficoltà, eventuali nevai da superare! Prendiamo il sentiero 322 poi bivio sentiero 344 che sale ripido verso il passo del Clamer 2164 dobbiamo risalire circa 700 mt su di una sassaia completamente distrutta, a tratti il sentiero è franato.
I punti pericolosi sono parecchi! Qui nessuno da anni ha mai messo mano alla sistemazione del sentiero! Peccato che in questo tratto molto panoramica le nuvole la fanno da padroni!, e quindi non riusciamo a godere del panorama, alle nostre spalle abbiamo la Cima Brenta e gli Sfulmini! La sassaia lascia lo spazio ad una parte del sentiero ancora più ripida dove ci si aiuta aggrappandosi alle radici ed ai fusti bassi. Raggiunto un pianoro siamo a circa duemila metri manca l’ultimo tratto sul nevaio per raggiungere il passo. La neve è abbastanza ghiacciata rimettiamo i ramponi per evitare scivolate. Come per miracolo al passo le nuvole scappano e ci regalano uno scorcio di panorama verso la Malga Spora che abbiamo sotto di noi. Dobbiamo scendere e perdere circa 300 mt di dislivello; alla Malga sostiamo per mangiare! Grana bresaola cracker e una bella coca cola per riprendere un po’ il tono!
attraversiamo un bel bosco dove passiamo il Rif Selvata e poi ancora giù! La prima sosta con caffè la facciamo al Rif.Croz Altissimo dove chiediamo informazioni al gestore circa il sentiero da prendere, il livello di difficoltà, eventuali nevai da superare! Prendiamo il sentiero 322 poi bivio sentiero 344 che sale ripido verso il passo del Clamer 2164 dobbiamo risalire circa 700 mt su di una sassaia completamente distrutta, a tratti il sentiero è franato.
I punti pericolosi sono parecchi! Qui nessuno da anni ha mai messo mano alla sistemazione del sentiero! Peccato che in questo tratto molto panoramica le nuvole la fanno da padroni!, e quindi non riusciamo a godere del panorama, alle nostre spalle abbiamo la Cima Brenta e gli Sfulmini! La sassaia lascia lo spazio ad una parte del sentiero ancora più ripida dove ci si aiuta aggrappandosi alle radici ed ai fusti bassi. Raggiunto un pianoro siamo a circa duemila metri manca l’ultimo tratto sul nevaio per raggiungere il passo. La neve è abbastanza ghiacciata rimettiamo i ramponi per evitare scivolate. Come per miracolo al passo le nuvole scappano e ci regalano uno scorcio di panorama verso la Malga Spora che abbiamo sotto di noi. Dobbiamo scendere e perdere circa 300 mt di dislivello; alla Malga sostiamo per mangiare! Grana bresaola cracker e una bella coca cola per riprendere un po’ il tono!
Siamo un po’ demoralizzati e spaventati all’idea di non riuscire ad arrivare alla funivia per le 17(ultima corsa); alla malga chiediamo informazioni circa l’ultimo tratto che ci manca, le notizie sono abbastanza incoraggianti, sono le 13.00 e secondo le previsioni non mancano più di tre orette all’arrivo!
Ripartiamo siamo sul sentiero nr 301, subito c’è un tratto molto ripido un po’ rovinato dalle frane! Il panorama e il tipo di vegetazione sono cambiate, siamo risaliti sopra la malga per un trecento metri raggiungiamo un pianoro erboso con cespugli bassi, tutt’ intorno siamo circondati da torioni che si slanciano al cielo con enormi scivoli di frane naturali che giungono quasi ai nostri piedi!
Ripartiamo siamo sul sentiero nr 301, subito c’è un tratto molto ripido un po’ rovinato dalle frane! Il panorama e il tipo di vegetazione sono cambiate, siamo risaliti sopra la malga per un trecento metri raggiungiamo un pianoro erboso con cespugli bassi, tutt’ intorno siamo circondati da torioni che si slanciano al cielo con enormi scivoli di frane naturali che giungono quasi ai nostri piedi!
Continuiamo a salire in direzione del passo, attraversiamo una dopo l’altra tre sassaie molto esposte e con tratti franati, è l’ultimo sforzo di stress che ci tocca sopportare, in un oretta e mezza raggiungiamo il passo del Gavardo a 2242,
di fronte si apre un nuovo panorama di lunghissimi prati erbosi che dolcemente scendono nel versante opposto, verso il lago di Tovel. Alla nostra sinistra costeggiamo ancora le enormi torri del gruppo del Brenta e piano piano proseguendo si sale dolcemente e si intravvede la forma del Grostè che si avvicina! Siamo veramente stanchi la fatica ad ogni tratto in salita si fa sentire sempre di più, insieme ad una serie di dolori su ogni parte del corpo! Entro le quattro arriviamo al Grostè 2442 mt!
Alla vista della funivia la tensione si allenta e scoppiamo in un pianto di liberazione … … Siamo arrivati ci abbracciamo, la stanchezza annebbia un po’ la soddisfazione di aver terminato il giro! Saliamo subito in funivia e piano piano ci rilassiamo la stanchezza lascia spazio alla gioia di questi due giorni indimenticabili!
Grazie Mari.
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