mercoledì 11 giugno 2008

La perdita della madre. E non sei più figlio.

Ringrazio Marco che mi ha segnalato questo bellissimo articolo che riporto.


Credevi di essere preparato al distacco, in fondo -ti dici - E’ nella natura delle cose. E allora, perché quel sisma interiore, quel sentirsi all’improvviso senza nido?
di Marina Corradi (CRONACHE FAMILIARI)



Che sarebbe stato doloroso, lo si sapeva bene. Però, ti dicevano e ti dicevi, che una madre ormai molto anziana muoia, è fisiologico. E’ nella natura delle cose. Credevi dunque di essere preparata a questo distacco, avendo da tanti anni una famiglia tua , e dei figli. Invece, non è come lo immaginavi. Non è nemmeno come quando hai perso il padre. Allora, ti era sembrato di non sapere più da che parte andare; come fosse scomparso nella nebbia, su un sentiero di montagna, chi ti cammina davanti, segnando la strada.
Ora invece che è morta lei, è diverso. Quasi fosse venuta a mancare la radice. Il luogo stesso in cui sei cominciata , il nido, non c’è più. Uno strano smarrimento addosso, come di uno che si volti indietro, e non trovi più niente del paesaggio interiore che da sempre lo accompagna. Silenzio e vuoto: la casa antica è stata abbandonata. Oscilli in questa vertigine, come se improvvisamente venissi dal nulla. Ti costringi ai soliti gesti, alle solite cose, quasi volendo negare l’eco di un profondo sisma interiore, che pure gli altri attorno non hanno avvertito. Non parli, giacchè ci sono cose che non si posso dire. Cerchi di sorridere. Cerchi di distrarti.
Tuttavia, ti dici in quei momenti in cui almeno con te stessa puoi parlare, non ti senti forse di colpo come scoperta, indifesa? È un trovarsi d’improvviso in trincea, sulla linea di fuoco, senza più nessuno dietro,a aspettarti. E’ che adesso non sei più ‘figlia’ per nessuno (quel preoccuparsi delle madri, anche vecchie, quel tenero chiedere: hai mangiato? Sei stanca?) e la premura che quasi ti infastidiva da ragazza, e che rifiutavi protestando d’esser grande, adesso rimpiangi. Mai più, d’ora in poi basta: la madre, adulta, ora sei tu, e nessuno ti guarderà più a quel modo.
E la memoria? Non se ne è andata, con lei, tutta la memoria di anni che tu eri troppo piccola per ricordare? Anche l’immagine di te nei suoi occhi, fin dall’attesa, e poi i primi sorrisi, i primi passi, è tutto un mondo che ti appare irrimediabilmente cancellato, come il fila di un computer annullato.
Con ogni persona cara muore una parte di te, con tua madre questa parte è come la radice dell’albero, avvinghjata profondamente alla terra. E ti guardi allo specchio, e ti sembra in un giorno di essere diventata più vecchia. Se ne accorgono, gli altri? Un figlio, il più attento, ti osserva come cercando di capire cos’hai, di cambiato.
Hai messo in grandi scatole di cartone fotografie, lettere, biglietti di auguri. Non volevi guardarli, ma lo sguardo ti è caduto su una foto di una lontana estate: tu, di un anno forse, che in mezzo a un prato ti buttavi ridendo addosso a lei - con la gioia con cui ci si tuffa nel mare, sotto il sole. La guardi a lungo, la richiudi nella scatola. Non vedi l’ora che i ragazzi ritornino da scuola: troppo vuota la casa, stamattina. E aspetti di sentirli ridere, gridare litigare. Non ti lamenterai oggi, se la musica è troppo alta. Hai bisogno, attorno, di rumore e di vita - e che benedizione ti appaiono, quei tre. Esci con la bambina per fare due passi, e respirare. Ti sorprende nel riflesso di una vetrina l’immagine di una donna con una bambina per mano. Siete voi due, madre e figlia in un pomeriggio di primavera. La bambina parla, e ride. Tu ascolti, grata di quel suo chiacchierio da lieta farfalla, e le stringi più forte la mano.

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_____________Ave Maria___________

_____________Ave Maria___________
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Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte.

Amen.