In un pranzo di nozze, siamo al momento del brindisi. Al coro implacabile degli invitati, "Discorso! Discorso!", i due giovani sposi, a turno, si alzano per dire qualche parola.
I commensali vogliono sapere: "Come ci si sente da sposati?".
E Ivano e Jessica, gli sposi, con un po' di impaccio senza trovare parole, se la cavano con un "ci si sente ... strani!".
Ivano e Jessica sono i protagonisti di un film di Carlo Verdone, del 1995, che si intitola, appunto, Viaggi di nozze.
Ivano e Jessica vivono una relazione estremamente passionale. Al grido di "Fàmolo strano!" cercano modi nuovi, possibilmente trasgressivi, per vivere la loro passione ( e fermiamoci qua).
Ma non hanno le parole. e per esprimere tutto ciò che per loro ha una certa importanza devono dire sempre la stessa cosa: "E' ... strano!".
In un'altra buffa scena, si ritrovano a dover scrivere ai due amici Mirko e Mara e, dopo avere -inventato- un messaggio lungo esattamente due parole e un punto esclamativo - che preferiscono non trascrivere, per ragioni che si intuiscono -, Ivano commenta che per lo sforzo creativo, per trovare quelle due parole striminzite, "me sta a scoppia' 'r cervello!".
La parola è una delle realtà più complesse e affascinanti della persona umana. Ricchissima e allo stesso tempo ambigua.
Talleyrand disse: "La parola all'uomo è stata data per nascondere il pensiero". Ed è vero, purtroppo: talora possiamo riempire un discorso di parole senza dire nulla di ciò che realmente pensiamo o sentiamo.
Eppure senza parole non potremmo vivere una vita autenticamente umana. Dobbiamo perciò tollerare il rischio dell'ambiguità. Perchè le parole ci servono per raccontare e raccontarci; e una comunicazione con gli altri senza parole o con parole tutte uguali rischia di diventare insipida, senza colore.
Quella del racconto è un'arte che possiamo imparare. In questo, i libri ci possono essere compagni e maestri.
Guardare un film può essere un modo intelligente di trascorrere una serata. Leggere un libro, però, è un'altra cosa: di un film puoi essere spettatore. Di un libro no. Un libro ti "porta dentro", perchè il racconto si tesse sulle immagini che la tua fantasia costruisce, dialogando con il testo. Il lettore regala al libro i volti, gli spazi, le scenografie; il libro regala al lettore le parole, la trama e le emozioni.
Leggere insegna a cogliere i colori, ma pure le sfumature della vita. E insegna anche l'arte del racconto, che è comunicazioni preziosa, ma pure capacità di ascolto, dell'altro e del mondo che ci circonda.
L'ultima sequenza del film di verdone vede Ivano e Jessica al rientro dal viaggio di nozze, sposi novelli e già annoiati. Come se la ferialità che inevitabilmente accompagna la vita quotidiana dopo un po' di anni di matrimonio li avesse invasi subito, pochi giorni dopo le nozze, quando è ancora tutto da cominciare.
Anche coloro che si abituano a scorgere i molti colori della vita, che ne colgono le sfumature e amano scendere in profondità talora si annoiano. Però non capita spesso.
Ivano e Jessica vivono una relazione estremamente passionale. Al grido di "Fàmolo strano!" cercano modi nuovi, possibilmente trasgressivi, per vivere la loro passione ( e fermiamoci qua).
Ma non hanno le parole. e per esprimere tutto ciò che per loro ha una certa importanza devono dire sempre la stessa cosa: "E' ... strano!".
In un'altra buffa scena, si ritrovano a dover scrivere ai due amici Mirko e Mara e, dopo avere -inventato- un messaggio lungo esattamente due parole e un punto esclamativo - che preferiscono non trascrivere, per ragioni che si intuiscono -, Ivano commenta che per lo sforzo creativo, per trovare quelle due parole striminzite, "me sta a scoppia' 'r cervello!".
La parola è una delle realtà più complesse e affascinanti della persona umana. Ricchissima e allo stesso tempo ambigua.
Talleyrand disse: "La parola all'uomo è stata data per nascondere il pensiero". Ed è vero, purtroppo: talora possiamo riempire un discorso di parole senza dire nulla di ciò che realmente pensiamo o sentiamo.
Eppure senza parole non potremmo vivere una vita autenticamente umana. Dobbiamo perciò tollerare il rischio dell'ambiguità. Perchè le parole ci servono per raccontare e raccontarci; e una comunicazione con gli altri senza parole o con parole tutte uguali rischia di diventare insipida, senza colore.
Quella del racconto è un'arte che possiamo imparare. In questo, i libri ci possono essere compagni e maestri.
Guardare un film può essere un modo intelligente di trascorrere una serata. Leggere un libro, però, è un'altra cosa: di un film puoi essere spettatore. Di un libro no. Un libro ti "porta dentro", perchè il racconto si tesse sulle immagini che la tua fantasia costruisce, dialogando con il testo. Il lettore regala al libro i volti, gli spazi, le scenografie; il libro regala al lettore le parole, la trama e le emozioni.
Leggere insegna a cogliere i colori, ma pure le sfumature della vita. E insegna anche l'arte del racconto, che è comunicazioni preziosa, ma pure capacità di ascolto, dell'altro e del mondo che ci circonda.
L'ultima sequenza del film di verdone vede Ivano e Jessica al rientro dal viaggio di nozze, sposi novelli e già annoiati. Come se la ferialità che inevitabilmente accompagna la vita quotidiana dopo un po' di anni di matrimonio li avesse invasi subito, pochi giorni dopo le nozze, quando è ancora tutto da cominciare.
Anche coloro che si abituano a scorgere i molti colori della vita, che ne colgono le sfumature e amano scendere in profondità talora si annoiano. Però non capita spesso.
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