Tante emozioni e tanti sentimenti suscita la vicenda di Lecco! Mi colpisce soprattutto il polverone mediatico e la polemica politica, sterile! inutile! che provoca ulteriore confusione! forse dietro a questa vicenda non ci accorgiamo che giocano idee e obiettivi che non sono poi così campati in aria! Mi stupisce qualche atteggiamento di silenzio del mondo cattolico, silenzio non motivato! spero non legato alla paura di entrare nel vortice della polemica politica, oppure in contrasto con la linea del gruppo di appartenenza!
Sono in linea con i Vescovi Italiani, cosa può fare un cristiano come me se non pregare in silenzio, scrollarsi da dosso eventuali sentimenti passionali e atteggiamenti emotivi di astio! Non è intenzione della Chiesa giudicare nessuno soprattutto la famiglia (e ci chiede di pregare per loro), ma con estrema chiarezza, decisione e fermezza afferma che questo è uccidere una persona!
Nel capitolo v della lettera a Diogneto nel descrivere chi è il Cristiano riporto queste righe:
"Sono uomini che non agiscono seguendo il proprio interesse e il proprio egoismo. Dimorano sulla terra ma sono cittadini del cielo.
Obbediscono alle leggi dello stato ma con la loro vita vanno oltre la legge. Amano tutti e da tutti sono perseguitati: non sono compresi ed apprezzati e tutti li condannano... I cristiani abitano nel mondo ma non sono del mondo ..."
E' facile con un atteggiamento di quasi distacco pensare che questa vicenda non ci appartiente, appartiene ad un mondo che non è nostro! un mondo che è contro la vita, contro l'uomo, ma quante volte nella mia vita, con le mie scelte sono contro la vita sono contro l'uomo?
Allora con un atteggiamento di umiltà
mi metto di fronte a te o Gesù,
che sei venuto nel mondo per guarire le nostre malattie,
per vincere la morte e assicurarci la vita eterna!
Ti chiedo perdono!
Affido a Maria
la vita di Eluana
le nostre pene
le nostre sofferenze;
ti chiedo
che questo gesto di morte
sia fertile miracolo di vita
per l'umanità
Amen
Riporto la lettere amorevole e paterna scritta dal nostro Vescovo alle Suore che in questi anni l'hanno accudita,
Lettera alle Suore Misericordine di Lecco
Carissime Suore Misericordine,
Eluana non è più nella vostra casa “Beato Luigi Talamoni” di Lecco. Dopo 15 anni di cure premurose che le avete prestato con amore evangelico, all’insegna della gratuità, nel rispetto dei sentimenti della famiglia, la decisione del signor Englaro di trasferirla altrove, per porre fine alla sua vita, crea in voi sofferenza, smarrimento, angoscia.
Sofferenza, perché vi distaccate da una giovane donna,Eluana , per voi molto cara, verso la quale è nato un rapporto ancor più forte della già significativa relazione che intrattenete con ogni vostro paziente. Questi anni di attenzioni incessanti e quotidiane hanno reso Eluana parte anche della vostra famiglia, oltre che di quella dei suoi genitori, che regolarmente la visitavano. Questa sofferenza è la misura dell’amore autentico che provate per Eluana e che ogni giorno offrite a chi è ospite della vostra casa.
Smarrimento, perché davanti al suo letto vuoto sembra che tutti i vostri sforzi, le vostre attese, le vostre preghiere siano state inutili. L’amore non è mai sprecato, questa vostra dedizione è e rimarrà fecondo segno di provocazione per chi sta esercitando uno strumentale “accanimento mediatico”, di chi ha trasformato questa persona in un “caso” per finalità estranee al bene di Eluana, a volte addirittura manipolando la realtà.
Angoscia, perchè vi attendono giorni nei quali dovrete assistere – impotenti – all’agonia di una persona che amate. Sostenendovi nella preghiera invoco con voi e per voi il Signore perché non venga meno la vostra speranza e affinché siano percorse tutte le vie, degli uomini e di Dio, per salvare la vita di Eluana.
Sofferenza, smarrimento, angoscia, speranza e preghiera che sono anche in me. Sia perché partecipo al vostro dolore sia perché più volte – visitando i degenti della clinica “Beato Luigi Talamoni” – ho potuto incontrare Eluana e constatare di persona come le sue condizioni fisiche generali fossero buone e come vivesse senza l’ausilio di alcun macchinario. In quelle occasioni mi sono chiesto il perché della vostra generosa dedizione: affetto, pietà cristiana o anche profonda solidarietà umana motivata dal rispetto dovuto a ogni persona, soprattutto se fragile e debole?
Vorrei che il clamore attorno ad Eluana cessasse e si aprisse lo spazio della preghiera, della riflessione.
E’ necessario anzitutto un rispetto sincero per le persone coinvolte, un rispetto autentico perché inscindibilmente connesso con quello per i valori e le esigenze che derivano dalla dignità personale di ogni essere umano. Lo si deve anche alle altre situazioni di gravi fragilità che vedono coinvolte molte famiglie, che testimoniano silenziosamente dedizione, generosità, amore.
Occorre quindi stare dalla parte della vita in ogni stadio di sviluppo e in ogni condizione di esistenza. Occorre stare dalla parte degli ultimi, i più fragili e incapaci di farsi valere nei loro diritti: i diritti dei deboli non possono né devono essere “diritti deboli” e, dall’altra parte, i pur comprensibili desideri ed emozioni non possono pretendere di diventare diritti. Occorre ricordare, infine – e la Chiesa sente la necessità di richiamarlo con forza – che, al di là e al di sopra della legge positiva degli uomini, sta la legge che Dio ha indelebilmente stampato nel cuore di ogni uomo e donna: legge che sola può assicurare l’ordinata e pacifica convivenza sociale.
Care Suore, so che queste non sono per voi affermazioni di principio, ma verità che sostengono il vostro concreto agire per gli ultimi. Di questo esempio vi sono grato, assicurandovi la mia vicinanza nell’affetto e nella preghiera, insieme a tutta la Chiesa ambrosiana.
+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano
Milano, 3 febbraio 2009
Carissime Suore Misericordine,
Eluana non è più nella vostra casa “Beato Luigi Talamoni” di Lecco. Dopo 15 anni di cure premurose che le avete prestato con amore evangelico, all’insegna della gratuità, nel rispetto dei sentimenti della famiglia, la decisione del signor Englaro di trasferirla altrove, per porre fine alla sua vita, crea in voi sofferenza, smarrimento, angoscia.
Sofferenza, perché vi distaccate da una giovane donna,Eluana , per voi molto cara, verso la quale è nato un rapporto ancor più forte della già significativa relazione che intrattenete con ogni vostro paziente. Questi anni di attenzioni incessanti e quotidiane hanno reso Eluana parte anche della vostra famiglia, oltre che di quella dei suoi genitori, che regolarmente la visitavano. Questa sofferenza è la misura dell’amore autentico che provate per Eluana e che ogni giorno offrite a chi è ospite della vostra casa.
Smarrimento, perché davanti al suo letto vuoto sembra che tutti i vostri sforzi, le vostre attese, le vostre preghiere siano state inutili. L’amore non è mai sprecato, questa vostra dedizione è e rimarrà fecondo segno di provocazione per chi sta esercitando uno strumentale “accanimento mediatico”, di chi ha trasformato questa persona in un “caso” per finalità estranee al bene di Eluana, a volte addirittura manipolando la realtà.
Angoscia, perchè vi attendono giorni nei quali dovrete assistere – impotenti – all’agonia di una persona che amate. Sostenendovi nella preghiera invoco con voi e per voi il Signore perché non venga meno la vostra speranza e affinché siano percorse tutte le vie, degli uomini e di Dio, per salvare la vita di Eluana.
Sofferenza, smarrimento, angoscia, speranza e preghiera che sono anche in me. Sia perché partecipo al vostro dolore sia perché più volte – visitando i degenti della clinica “Beato Luigi Talamoni” – ho potuto incontrare Eluana e constatare di persona come le sue condizioni fisiche generali fossero buone e come vivesse senza l’ausilio di alcun macchinario. In quelle occasioni mi sono chiesto il perché della vostra generosa dedizione: affetto, pietà cristiana o anche profonda solidarietà umana motivata dal rispetto dovuto a ogni persona, soprattutto se fragile e debole?
Vorrei che il clamore attorno ad Eluana cessasse e si aprisse lo spazio della preghiera, della riflessione.
E’ necessario anzitutto un rispetto sincero per le persone coinvolte, un rispetto autentico perché inscindibilmente connesso con quello per i valori e le esigenze che derivano dalla dignità personale di ogni essere umano. Lo si deve anche alle altre situazioni di gravi fragilità che vedono coinvolte molte famiglie, che testimoniano silenziosamente dedizione, generosità, amore.
Occorre quindi stare dalla parte della vita in ogni stadio di sviluppo e in ogni condizione di esistenza. Occorre stare dalla parte degli ultimi, i più fragili e incapaci di farsi valere nei loro diritti: i diritti dei deboli non possono né devono essere “diritti deboli” e, dall’altra parte, i pur comprensibili desideri ed emozioni non possono pretendere di diventare diritti. Occorre ricordare, infine – e la Chiesa sente la necessità di richiamarlo con forza – che, al di là e al di sopra della legge positiva degli uomini, sta la legge che Dio ha indelebilmente stampato nel cuore di ogni uomo e donna: legge che sola può assicurare l’ordinata e pacifica convivenza sociale.
Care Suore, so che queste non sono per voi affermazioni di principio, ma verità che sostengono il vostro concreto agire per gli ultimi. Di questo esempio vi sono grato, assicurandovi la mia vicinanza nell’affetto e nella preghiera, insieme a tutta la Chiesa ambrosiana.
+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano
Milano, 3 febbraio 2009
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