Lettura tratta dal libro
"Tra moglie e
Marito. Quaranta brevi storie di vita familiare"
di Guarinelli
Stefano
Nicoletta non
credette ai suoi occhi quando salendo sulla carrozza della metropolitana alla
stazione di Porta Venezia si imbatté in Teresa e Fulvio, che erano due cari
amici di famiglia.
"Abbiamo
trascorso una giornata favolosa domenica sul lago!" disse Teresa,
"Peccato davvero che tu non ci fossi".
Il figlio minore di
Nicoletta e Marco proprio quella domenica aveva avuto un'uscita importante con
la squadra di pallacanestro.
Così Nicoletta e
Marco si erano divisi: Nicoletta era andata alla partita del secondo figlio,
mentre Marco, portandosi dietro il primo figlio, era andato alla grigliata che,
assieme ad altri amici, Teresa e Fulvio avevano organizzato nella loro casa di
Menaggio, sul lago di Como.
"Tuo marito è
veramente incredibile!" esclamò Teresa sulla metropolitana, ripensando
alla grigliata della domenica.
"Sì davvero! E
chi lo tiene?" aggiunse Fulvio. "Non abbiamo fatto altro che ridere
per tutto il pomeriggio", rilanciarono quasi all'unisono Teresa e Fulvio.
A Nicoletta venne da
pensare che ciò, in effetti, era strano. Ricordava bene, alla sera di quella
stessa domenica quando, rientrati tutti e quattro a casa (lei e un figlio dalla
partita; lui e l'altro figlio dalla grigliata), il marito Marco le era parso visibilmente
scocciato: "La macchina ha ripreso a far rumore là sotto... sarà la
marmitta... domani ancora a sbattere via altri soldi dal meccanico!"; e
poi: "ma quand'è che la aggiustano 'sta statale, che ogni volta ci vuole
un'ora per fare venti chilometri!"; e alla moglie che gli aveva chiesto
com'era andato il pranzo: "Lo sai... a me le costine di maiale non
piacciono...".
A ben pensarci, però,
non era la prima volta che succedeva. Marco sapeva raccontare soltanto le cose
che non andavano, come se fosse stato incapace di condividere, soprattutto con
sua moglie, le piccole gioie della vita.
Nicoletta aveva
provato, una volta, a farglielo notare: "Perché non riusciamo mai renderci
partecipi delle cose belle?".
Marco era stato
onesto, ma fermo: "Non ce l'ho con te. È che non ci riesco... non mi viene
proprio... È il mio carattere. Sono fatto così".
Questa volta, però,
dopo l'incontro sulla metropolitana con Teresa e Fulvio, e dopo l'esaltazione
che questi avevano fatto della simpatia di Marco, ecco che Nicoletta decise di
intervenire ancora una volta, ma con più decisione.
Marco però
contrattaccò: "Se Teresa e Fulvio ti hanno detto così, immagino già cosa
avrai risposto tu... Non sopporto che tu vada a raccontare in giro le cose
della nostra famiglia, ad altre persone!".
"Non sono
"altre persone"" obiettò Nicoletta "Si tratta di amici! Non
parlo mica con gli sconosciuti!".
E rilanciò: "Se
tu non racconti mai niente di carino, io dovrò pure parlare con qualcuno! Cosa
vuoi? Che mi deprima, solo perché tu sai raccontare soltanto le cose che non
funzionano?
Io sono fatta così:
ho bisogno di parlare, e non solo delle cose brutte!".
In un caso come
questo è difficile capire chi ha ragione. Su una cosa, però, certamente
entrambi hanno torto: quando per riaffermare la propria posizione esclamano
"Io sono fatto così!".
Comodo appellarsi al
proprio brutto carattere per non cambiare le cose di una virgola!
È davvero così
scontato che se abbiamo un "brutto carattere" non possiamo fare
proprio nulla per mettervi mano?
Certo che se a
vent'anni è difficile cambiare carattere (o almeno smussarne un pochino gli spigoli)
figuriamoci a trenta, a quaranta... a settanta! Certamente chi aspetta di
cambiare carattere a cinquanta o a sessant'anni si accorgerà che ad una certa
età già si fa abbastanza fatica anche solo a non
peggiorare
il proprio carattere.
La perdita della
flessibilità è la vera forma di invecchiamento della persona.
Essere flessibili,
invece, significa accogliere ad ogni età la sfida della crescita e del cambiamento.
A volte il corpo non ci aiuta e con il passare del tempo diventa meno
flessibile, anche se facciamo un po' di sport.
Possiamo fare molto,
però, per aiutare almeno la nostra mente a mantenersi flessibile, magari cominciando
proprio con l'imporre a noi stessi di non dire più agli altri "Sono fatto
così!".
Significa
rimanere giovani, almeno nel cuore.