Sono giorni di angoscia, tristezza e smarrimento ... ... ... Il colloquio con la dottoressa dopo l'operazione del Dario è stato come una doccia gelata ...
Che fare ? Che dire ? Attendiamo gli eventi ... occorre pregare più intensamente per lui !!!
Angelo di Dio
che sei il custode di Dario
illumina custodisci
reggi governa lui
che ti fu' affidato dalla pietà celeste.
Amen
Oh Maria,
Madre di chi soffre
sostienilo in questo momento di prova
Così sia ...
venerdì 29 novembre 2013
giovedì 28 novembre 2013
E' arrivato il freddo ...
Oggi nella liturgia delle Lodi cantavamo:
Benedite, rugiada e brina, il Signore, *
benedite, gelo e freddo, il. Signore.
Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, *
benedite, notti e giorni, il Signore.
Benedite, rugiada e brina, il Signore, *
benedite, gelo e freddo, il. Signore.
Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, *
benedite, notti e giorni, il Signore.
mercoledì 13 novembre 2013
Preghiera universale ... ...
martedì 12 novembre 2013
Oggi 12 Novembre ... San Renato
Etimologia: Renato = redivivo,
nato un'altra volta, dal latino
Emblema: Bastone pastorale |
Ecco una figura di Santo che è il risultato, per usare un termine di attualità, di una " collaborazione internazionale ". E' formata infatti dalla sovrapposizione di due leggende, una fiorita in Francia, l'altra in Italia, a Sorrento. La diocesi di Sorrento, che ha una storia antichissima, ricordava tra i suoi pastori dei primi secoli un Vescovo di nome Renato. Un giorno, nel IX secolo, questo antico personaggio era apparso in visione a Sant'Antonino Abate, patrono di Sorrento, in una grotta dov'egli viveva come eremita. Egli lo descrisse come un vecchio venerando, con la testa calva e una gran barba a cornice del volto rugoso. In Francia, d'altra parte, nella città di Angers, si raccontava la colorita storia di quanto era accaduto a San Maurilio, Vescovo del V secolo. Chiamato per assistere un bambino moribondo, il Vescovo si attardò in Chiesa per una funzione, e quando giunse alla casa del bambino, lo trovò già morto, prima di aver ricevuto il Battesimo. Sentendosi responsabile di quella perdita, il Vescovo Maurilio volle espiarla severamente. Lasciò in se-greto Angers e s'imbarcò su una nave. Giunto in alto mare, gettò alle onde le chiavi del tesoro della cattedrale e dei reliquiari dei Santi. Giunto in Inghilterra, s'impegnò come giardiniere reale. Intanto i fedeli lo cercavano, e un giorno, nel fegato di un grosso pesce, ritrovarono le chiavi gettate dal Vescovo fuggitivo. Seguendo quella traccia, come nei racconti polizieschi, giunsero in Inghilterra e riconobbero il Vescovo nelle vesti del giardiniere. Lo convinsero a ritornare ad Angers, e qui giunto per prima cosa il Vescovo si recò a pregare sulla tomba dei bambino morto senza Battesimo. Pregò a lungo, con affettuosa commozione. Ad un tratto le zolle si ruppero, e dalla fossa si levò sorridendo il bambino, fresco come i fiori cresciuti sopra la sepoltura. Quel bimbo prodigiosamente resuscitato era anch'egli destinato alla santità. Visse accanto al Vescovo, gli successe sulla cattedra di Angers, e fu San Renato, in francese re-né, cioè nato di nuovo. Dalla città di Angers, come si sa, prese nome una delle più potenti dinastie di Francia, quella degli Angioini. Nel 1262, un Principe di quella Casa, Carlo d'Angiò, venne in Italia per cacciarne gli Imperatori tedeschi della Casa di Svevia. Egli conquistò il Reame di Napoli, sconfiggendo e mandando a morte gli ultimi Svevi, Manfredi e Corradino. Gli Angioini restarono nell'Italia meridionale per quasi due secoli, stabilendo stretti rapporti tra la dinastia francese e la popolazione locale. A Sorrento, i conquistatori di un altro paese trovarono un nome familiare nella devozione cristiana: quello di Renato. I Napoletani , dal canto loro, conobbero la leggenda del René francese, il Santo risuscitato. Dei due Santi, se ne fece così uno solo, con i tratti compositi, festeggiato di comune accordo il 12 novembre. La leggenda venne ampliata raccontando come, nella vecchiaia, il Vescovo di Angers fosse venuto a Sorrento per vivervi come eremita in una grotta, prima di essere eletto pastore della città delle sirene. Si formò, così, da questa " collaborazione internazionale ", la figura di San Renato quale è stata conosciuta e venerata nei secoli successivi. Un Santo caro a due popoli diversi e anche ostili, accomunati, e anche affratellati, dalla pietà e nella devozione. |
giovedì 7 novembre 2013
Insieme sul Resegone ... ...
Finalmente con più di un mese di ritardo pubblico le foto della camminata che abbiamo fatto insieme Sabato 14 settembre 2013.
In giugno siamo stati ai Piani d'Erna con le famiglie! Da qui la vista della croce e della cima del Resegone ci ha invogliato a raggiungerla ... Quindi abbiamo subito deciso il giorno.
La salita è abbastanza impegnativa e quindi abbiamo deciso di lasciare a casa tutti i bimbi!!!
"si ... ci siamo presi un giorno di ferie ... di stacco da casa, dai figli e dalle abitudini del sabato (Spesa, mestieri ecc. ecc.)".
La scelta è stata quella di salire dalla parte di Morterone, la più facile ma non certo meno impegnativa!
Partenza da Forcella di Olino arrivo Rif Azzoni cima del Resegone! Oltre al gruppo storico Angela Fabio Franca Mariangela e Renato siamo accompagnati da Daniela & Tiziano Laura & Emiliano e Chicca & Roberto.
Mail di presentazione della gita ...
"Siamo pronti per sabato??? Meteo permettendo proporrei partenza alle 06.30,
conviene ridurre al minimo le macchine per via del parcheggio e della strada
per Morterone molto stretta. La meta è la cima del Resegone, Rifugio Azzoni
altezza 1.800 mt dsl! La camminata circa 2 30 non ha alcun tipo di pericolo, è
solo ripida !!!! Consiglio di mettere un paio di scarpe/scarponcini comodi per
evitare scivoloni sui sassi … zainetto leggero con Kway felpa e una maglia di
ricambio … … occorre portarsi acqua e qualche frutto o merendina … …
La maggior parte del sentiero è al sole quindi potrebbe far caldo!!!! Per
evitare di portarsi inutili pesi (lasagne, capponata ecc ecc) conviene mangiare
al rifugio!!! (non ho mai mangiato all’ Azzoni quindi non vi assicuro la
qualità del cibo!!!)
Non è una gara …. …. Non è una prova di coraggio nè di resistenza !!! è una
gita molto piacevole che tiene conto di tutte le eventuali difficoltà
(ahhhahahh nessuno sarà abbandonato sul sentiero) "
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La prima parte del sentiero, inizia dalla Forcella di Olino (alt 1169 m slm), prende dolcemente quota tra i boschi, arriva alle Forbesette (Alt 1378 m slm). Ci impieghiamo poco più di un'oretta, il tempo per scaldare i muscoli, scambiare qualche chiacchiera (almeno nella prima parte!!!).
"siamo fortunati oggi è proprio una bella giornata!!!" "cielo sereno temperatura idea"
"solo un po' di foschia in pianura!!!"
I nostri nuovi amici Chicca e Roberto (colleghi di Laura) sono due esperti camminatori!!!
Classica foto di rito alle forbesette ...
Lasciate le Forbesette il sentiero si fa più ripido, il bosco si dirada e iniziamo a salire ... ...
da qui in poi si fa più fatica per via del fondo sassoso!!!
Le tre grazie all'opera Mariangela Angela & Franca!!!
Comunque le facce sono rilassate ... direi quasi allegre!!!
D'altronde il gruppo è ben allenato! pronto a superare in tranquillità questa prova!
Daniela & Tiziano e in fondo Fabio ... il nostro "FINE COLONNA!"
Daniela ... 1° regola fondamentale per chi va in montagna ... Lontano dai figlie e dal marito
Fa' un po' caldo ora!!!
Lasciato il bosco occorre fermarsi e girarsi intorno per vedere che cosa ci circonda...
Fabio ... Soprannominato bombarolo ... ha sempre la pozione magica per tutti
Sempre piu' ripido ... ora un po' più faticoso ... ma ormai prossimi alla cima!!!
dai ultima mezzoretta di puro divertimento!!!
Basta alzare lo sguardo ... la Croce si intravede!!!
Laura ... non fa alcuna fatica ... lo stile (LIBERO) della camminata è proprio sciolto!
Chicca ... ... la montagna te la magni!!!
Roberto? non chiediamo tanto ... almeno fingere di sudare ... in fondo non siamo neanche a passeggio in Corso Vittorio Emanuele
ohhh il rifugio ... un miraggio!!!!
Finalmente in vetta!!! complimenti ce l'abbiamo fatta!!! due orette e mezza di bella compagnia !!
Grazie
Emiliano ... un bimbetto in gita con l'oratorio!!!
Lecco il Monte Barro i Corni di Canzo e il lago
Tiziano controlla con i suoi mezzi sofisticati i dati e la posizione del luogo (Altezza, dislivello, temperatura, tasso umidità, ora, giorno mese, previsioni meteo, palinsesto televisivo della serata, formazione della Juve, appuntamenti lavorativi della prossima settimana ... ...)
Sullo sfondo Grignetta e Grignone
La giornata non è limipidissima ma si può ammirare a 360° il panorama dal Gran Paradiso, alle Alpi Svizzere, Disgrazia Bernina, Ortles Cevedale Adamello Alpi Bergamasche, Oltrepo Pavese!!! uno spettacolo che ci lascia sempre senza parole!
Grazie a tutti per questa bellissima giornata.
Renato ... ...
mercoledì 6 novembre 2013
Rai di tutto di piu' ... (senza parole!!!)
Segnalo questo articolo su Avvenire ... ... ... direi che basta leggerlo e riflettere su come i media costruiscono le notizie in modo ignobile ... ...
DISSERVIZIO PUBBLICO
La Vita non va in diretta
«La Rai chieda scusa»
Tutto era pronto, lunedì, in casa Tresoldi per la diretta tivù: da due giorni i camion della Rai stazionavano lì sotto, con via vai di giornalisti e cameraman che indaffaravano mamma Ezia, sempre pronta a sfornare focacce. Nel caseggiato di Carugate (Milano) abita Max, il giovane che nel 2001 si è risvegliato dopo dieci anni di stato vegetativo, e quando è "tornato" ha detto una cosa terribile e bellissima: «C’ero sempre stato. Sentivo e vedevo tutto, ma non sapevo come dirvelo».
Da allora, pur disabile, gira l’Italia a testimoniare come la cura dell’amore non sia una fiction ma l’unica terapia nota (la scienza neurologica la chiama "effetto mamma") e anche a «La Vita in Diretta» doveva raccontare la sua storia di speranza. «Riempite la casa di amici – avevano chiesto da via Teulada –, dobbiamo dare un grande messaggio alle famiglie». Così in tanti hanno preso ferie e puntuali alle 16.30 erano lì intorno a Max per quei venti minuti di diretta, molti per i tempi televisivi, pochi per raccontare dieci anni di attesa e un risveglio incredibile.
Ma per ore in studio si parla di altro e la parola passa a Carugate quasi alle 18, mentre già scorrono i titoli di coda. Max è stanco ma sorride, alza il pollice per dire che è ok, sua madre si affanna a riassumere, l’inviata della Rai pure. Due minuti tra tutti. Stop. Si torna in studio, commento finale affidato ad Alda D’Eusanio: «Quella non è vita», spara in faccia a Max, che non ha avuto il tempo di srotolare il poster in cui aveva scritto di suo pugno "sono tanto felice". «Tornare in vita senza poter più essere libero – ha proseguito imperterrita la D’Eusanio – e soffrire, e avere quello sguardo vuoto... mi dispiace, no!».
Non l’ha sfiorata il dubbio che quella «non vita» la stava ascoltando, non ha visto l’indignazione che passava in quello «sguardo vuoto», e nemmeno l’agitazione di Max sulla sedia a rotelle, arrabbiato di non poter urlare, proprio come nei dieci anni di stato vegetativo. «Rivolgo un appello pubblico a mia madre – ha continuato ormai senza freni Alda D’Eusanio –, se dovesse accadermi quel che è accaduto a Max, non fare come sua mamma!». Ovvero non abbracciarmi, non baciarmi, non lavarmi, non girarmi nel letto, non darmi pranzo e cena... Perché solo questo ha fatto Ezia, insieme al marito Ernesto e a quel mare di amici di Max conosciuti all’oratorio o sui campi di calcio, non terapie invasive, non respiratori o cannule, non accanimenti. Ha curato e amato.
Imbarazzo dei conduttori Paola Perego e Franco Di Mare, lui visibilmente commosso da Max e disgustato da una D’Eusanio che ora a Max dà persino del morto: «Quando Dio chiama, l’uomo deve andare!». Insomma, doveva crepare. Parole choccanti, il pubblico gelido non applaude. Mamma Ezia da Carugate ce la fa a riappropriarsi del microfono per gli ultimi secondi di trasmissione: «Voglio dire a quella signora che io non ho riportato in vita mio figlio, mio figlio è sempre stato in vita. E la sua vita è <+corsivo>bella<+tondo> così com’è».
Finita la trasmissione, da Roma gli autori della trasmissione subito chiamano casa Tresoldi. Si sono accorti che la Rai ne esce male, chiedono scusa, cercano di uscirne in qualche modo. Le telefonate vanno avanti fino a notte, ma Ezia insiste con ferma dignità: «Esigo le scuse del direttore di RaiUno, non per me ma per mio figlio. Cos’è diventata la Rai? Chi invita come esperti? A che titolo quella donna dice a mio figlio che la sua vita è indegna?».
Questo è il vero problema. Dei venti minuti previsti sugli stati vegetativi, ben 16 (sul sito Rai si può rivedere la puntata e fare la "moviola") sono stati dedicati a presunte «visioni del paradiso», addirittura «porte dell’aldilà», luci «che immettono in un’altra dimensione», con interrogativi "profondissimi" del tipo «forse sono viaggi ai confini della vita che ci attende oltre l’esistenza terrena?».
C’è chi in sei giorni di coma ha visto le farfalle, chi la nonna. Max no, non ha visto niente in dieci anni, perché lui vedeva noi, i medici, la città, la vita vera, ma non riusciva a comunicarcelo. Questo è il vero mistero, ma in studio non un neurologo, non un giornalista informato. Confondere due temi seri come stato vegetativo e vita dopo la morte ridicolizza entrambi, oltre a creare un pericoloso fraintendimento coma=morte cerebrale. Derive ancora più inaccettabili se ce le imbandisce mamma Rai, fino a prova contraria servizio pubblico di informazione.
Lucia Bellaspiga
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_____________Ave Maria___________
__SOSTEGNO DI CHI E' MALATO!__
Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte.
Amen.
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte.
Amen.