giovedì 27 ottobre 2011

Ninna Nanna

Quante volte Mariangela abbiamo ascoltato questa canzone ... ... ...

http://www.youtube.com/watch?v=2p5T7ot3ZE0&feature=related


Ninna nà

Quante cose avrei da dire
a quegli occhioni grandi
quante cose di quel mondo
che ti sta davanti
un mondo grande come
il pollice che ti succhierai.

Quante parole da imparare
quante risposte ai tuoi perché
quanti giocattoli da aprire
per sapere cosa c'è
mentre con il tuo ditino
dici che hai un anno ma non sai cos'è.

Ninna nanna, ninna nanna, ninna nà. (2v)

Storie di saggi e di potenti come al tempo di Re Artù
storie di Volpi e Burattini e maghi dentro la TV
lupi nascosti dietro sorrisi di falsa ingenuità.

Storie di razzi e di galassie e di guerre ai videogame
storie di eroi sconosciuti che combattono per te
mentre con il tuo ditino indichi il cielo azzurro
ma non sai cos'è.

Ninna nanna...
Dormi che il futuro ti aspetta alla finestra
e senza fretta guarda dentro la tua stanza.
Io lo so che lo farai meraviglioso
proprio come stai sognando tu.

Ninna nanna...
Quante cose avrei da dirti, quante cose ti dirò
quanti momenti per guardarti
mentre cresci ogni giorno un po'
quante cose anch'io da te imparerò.

domenica 23 ottobre 2011

Benvenuta Angela!

L'ormai gruppo mordi e fuggi (gite mattutine & notturne per monti) ha ufficialmente un nuovo adepto, precisamente una nuova adepta ... ...




Angela




Domenica siamo saliti insieme sul Cornizzolo da Civate, circa 5 km e 1000 disl. con il capo indiscusso Civas il fido Fabio il polentone Renato e la new entry Angela!


Dalla primavera Angela ci ha seguito nelle tapasciate domenicali, ha provato i piattoni della bassa lodigiani, si è cimentata con Franca e Mariangela per sentieri nella Bergamasca, a luglio ci siamo avventurati sia nel Bresciano a Lovere e nel piacentino vicino a Salsomaggiore ed infine sulle colline di San Colombano.


Ha un passo veloce non teme i sacrifici cammina sempre ma soprattutto è chiaccherona e sempre sorridente!




Domenica 23 Ottobre




Partenza alle 5.30 da San Giuliano, il Marco compie il solito rito battesimale di ingresso del nuovo partecipante ossia la consegna di materiale tecnico vario, ("in questo caso lo zaino") reliquia conquistata dal nostro guru in qualche "ultratransrace" i 200 kilometri del montestella, vertical kilometre di ponte Lambro ecc.!




"BENVENUTA ANGELA! SEI DEI NOSTRI!"




Ora si può partire, le facce sono un po' assonnate qualche battutina e via verso Civate.


Arriviamo in un'oretta, parcheggiamo e siamo pronti a camminare. Non abbiamo fatto bene i conti con la luce infatti nel primo tratto fino all'Abazia di San Pietro dobbiamo camminare con la pila. E' l'alba la vista si apre sulla valle, ci fermiamo qualche istante a rimirare il panorama, dopo aver percorso per decine di volte questo sentiero, si rimane sempre affascianati! Ripartiamo e in un'oretta siamo al rifugio. Angela continua a chiaccherare ridere scherzare, è un buon segno vuol dire che non sta facendo fatica ... ...


Ora manca l'ultimo strappo per arrivare alla croce. in dieci minuti arriviamo e ci fermiamo un po'!


Riscendiamo per lo stesso sentiero e raggiungiamo il rifugio Consiglieri per fare colazione ...


Mezz'oretta di sosta, poi ripartiamo cambiando il sentiero... la discesa è un po' più lenta, soprattutto per via di una serie di cadute dell'Angela!




"Angela, devi affinare la tecnica di discesa, e soprattutto l'uso dei bastonicini!"




A mezzogiorno siamo a casa!




Grazie e alla prossima....


Renato


venerdì 21 ottobre 2011

10 Settembre 2011

"E già" "noi siamo ancora qua" dicono così le parole di una canzone di Vasco Rossi !



Il 10 settembre è una giornata proprio speciale per la nostra famiglia, è il nostro Natale, da quel lontano 10 settembre 1994 è nata una nuova famiglia che con gli anni è cresciuta!




Quest'anno abbiamo deciso di passare una giornata fuori casa, qualcosa di diverso, di strano, di bello !!! Qualcosa che venisse incontro a tutti e quattro ... ... ...



C' era l'esigenza dopo una estate molto intensa di staccare almeno per un giorno, tutti insieme, dedicarci un momento per noi ...



Ore 10.00 Colazione in riva al lago a Lazise.







Lazise è un comune di 6.978 abitanti in provincia di Verona, situato sulla sponda orientale del lago di Garda. Questa collocazione geografica gli conferisce una posizione di grande pregio paesaggistico, ma sono presenti anche elementi di grande pregio architettonico e di notevole importanza storica. Oltre a queste peculiarità Lazise può contare sulla presenza di una fonte termale a Colà, di parchi dei divertimenti e un esteso paesaggio agricolo collinare.


L'edificio più imponente di Lazise è il castello scaligero e la cinta muraria che circonda il centro storico. Il castello venne realizzato durante la dominazioni dei signori di Verona Bartolomeo II e Antonio della Scala, o forse poco prima dal padre Cansignorio della Scala (visto che la porta Nuova reca la data 21 maggio 1376). Il paese ha sempre avuto tre porte d'ingresso munite di saracinesche e ponti levatoi.

Il porticciolo


Le vie pedonali di Lazise

La giornata è molto calda, probabilmente sarà l'ultimo week end estivo.

Il castello ...


Ore 11.00 Ingresso al Parco Termale ... ...


Tra cipressi, tuie, tassi e faggi secolari, una sorgente termale scoperta per caso, ha trasformato lo splendido parco della Villa dei Cedri in un luogo di delizie, dove ritrovare il proprio benessere nel tiepido abbraccio di un laghetto termale. Il Parco Termale del Garda offre innumerevoli occasioni di svago, sport, benessere e relax. Completamente avvolto e riparato dal verde delle piante tipiche della macchia mediterranea, il lago termale ha una portata di 5000 metri cubi d’acqua oligominerale dalle altissime proprietà benefiche. La temperatura dell’acqua è stabile sui 34 gradi e raggiunge temperature fino ai 39 gradi nelle vasche posizionate al centro del lago stesso. Per variare l’offerta di balneazione si sono ideate due vasche che sono state immerse nel laghetto “a bagno maria”, isolate completamente dal resto del bacino. In una della due vasche la temperatura i 37°C, nell’altra i 39°C in modo da poter creare una temperatura differenziata rispetto a quella del laghetto che si aggira sui 34°C. Un getto d’acqua al centro del laghetto, che raggiunge l’altezza di una decina di metri polverizzandosi in minuscole goccioline, ricadendo, rinfresca tutto l’ambiente. Un’esperienza suggestiva si prova anche all’interno della grotta. Già all’ingresso un velo d’acqua predispone a un ambiente più intimo. La temperatura leggermente più alta dell’esterno, vi produce una tenue vaporizzazione creando un clima suggestivo e rilassante. Una caratteristica di tutto il complesso è rappresentata dell’enorme ricambio di acqua programmato. Il giardino, composto da piante aromatiche ed alberi ad alto fusto, richiama lo stile romantico ottocentesco. Tappeti erbosi da percorrere a piedi scalzi e aria balsamica da respirare a pieni polmoni creano un’atmosfera unica che stimola i sensi e la fantasia. Il parco si è dotato recentemente di una nuova struttura che si avvale delle più moderne tecnologie, nella quale è possibile usufruire di idromassaggi e cromoterapia. Gli amanti della natura possono fare corroboranti passeggiate nell’entroterra, alla scoperta di seducenti alberi secolari. Nel Parco Termale del Garda non manca l’arte: Villa dei Cedri, Villa Moscardo, Portinerie, Foresterie, Statue sono un’interessante meta per chi desidera conoscere il passato di questo parco. Al Parco Termale del Garda esiste un servizio bar e ristorante (tavola calda) attrezzato per poter passare una giornata intera. Sono ammesse anche colazioni a sacco tipo pic-nic nei boschi sui tavoli e panche esistenti. Il Parco Termale è sempre aperto, tutti i giorni dell’anno, anche nella stagione invernale


Sistemate le borse i lettini asciugamani siamo pronti ad entrare in acqua ...






Percorso natura tra i boschi ...




Alcune foto del lago grande








La temperatura dell'acuq è intorno ai 30°, i getti d'acqua sono molto caldi





Getti di acqua molto calda, idromassaggi e relax ... ...




















Nella vasca al centro del lago ci sono circa 39°
















Il lago al tramonto







Ore 19 sfiniti ci prepariamo per andare a cena










Riprendiamo la macchina e raggiungiamo un paesino nelle vicinanze di Brescia, Mairano dove ceniamo alla trattoria Le Colonne ...


Sono almeno 100 anni che “La Colonna” è punto di ritrovo e trattoria per gli abitanti di Mairano. “Il Trani” la chiamavano, per l’origine del vino che ci si poteva bere; di rimando, le due sorelle che gestivano il locale erano famose come le “Trane”, grottesca deformazione dialettale del nome della cittadina pugliese.Dal 1989 è Luisa Gandellini ad occuparsi amorevolmente del locale, con l’aiuto del marito Giacomo, addetto alle grigliate e agli arrosti, e del figlio Ivan.
L’ambiente è caldo e accogliente, adatto alle cerimonie e ai banchetti, ma soprattutto a quelli che la titolare definisce i “pranzi di famiglia”, occasioni speciali in cui si celebra la convivialità e la voglia di stare con i propri cari.
La cucina proposta è quella tipicamente schietta della tradizione bresciana, e in particolare della nostra Bassa: gli onnipresenti casoncelli, gli spiedi, i bolliti misti, il baccalà in umido, la selvaggina, i brasati, le paste fresche fatte in casa, la trippa, i risotti.
Tutto rimanda ai sapori semplici della cucina popolare, alle ricette contadine preparate con ingredienti poveri e facilmente reperibili.


Il Menu'



Antipasti misti di salumi verdurine fritte in pastella e sottaceti



Casoncelli Burro e Salvia - Trippa - Tagliatelle fatte in casa con funghi - Tortelli di zucca



Rane Fritte - grigliata di carne -



dolci della casa Meringata Torta alle mele



Vino rosso della casa ...



caffe'





Arriviamo a casa dopo mezzanotte stanchi distrutti ma contenti della bella giornata passsata insieme ...





Grazie Mari, Stefi & Franci

mercoledì 19 ottobre 2011

Sebastiano non ce l’ha fatta

Si è spento ieri il 14enne investito mercoledì scorso. Affidiamolo alla nostra preghiera personale.



L'eterno riposo dona lui, o Signore,

e splenda a lui la luce perpetua.

Riposi in pace.

Amen.

martedì 18 ottobre 2011

INNO ALLA VITA DI MADRE TERSA

VIVI LA VITA

La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.

Madre Teresa

domenica 16 ottobre 2011

I quattro figli e il giudizio frettoloso

Ho trovato questa storia simpatica nel sito qumran.net, dovremmo inciderla nella nostra testa e ripetercela ogni volta che ci avviciniamo a noi stessi e ad un'altra persona ... ...



Un uomo aveva quattro figli.

Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano.

Il primo figlio andò là in Inverno, il secondo in Primavera, il terzo in Estate, e il quarto, in Autunno.

Quando l'ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.


Il primo figlio disse che l'albero era brutto, torto e piegato. Il secondo figlio disse invece che l'albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita. Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto. L'ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l'albero era carico di frutta, vita e promesse.


L'uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell'albero. Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona, per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere, l'allegria e l'amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete.


Se rinunci all'inverno perderai la promessa della primavera, la ricchezza dell'estate, la bellezza dell'Autunno. Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile. Persevera attraverso le difficoltà, e sicuramente tempi migliori verranno quando meno te lo aspetti! Vivi ogni tua stagione con gioia. (Ignoto)

martedì 11 ottobre 2011

UNA BUONA NOTIZIA ... ...

In vista del controllo dopo il secondo intervento per sistemare l'ombrellino, sta mattina sono andato a fare l'esama doppler transcranico con test alle microbolle ... ...



L'esito fa ben sperare, i passaggi di bolle sono modesti, è proprio una bella notizia!!!!




L'ombrellino bucato ...




domenica 9 ottobre 2011

Discoro di Benedetto XVI in visita alla comunità di Certosini Di Serra San Bruno





Tappa conclusiva del primo viaggio di Benedetto XVI in Calabria , è stata la celebrazione dei Vespri nella Certosa di Serra San Bruno. Qui il Papa ha ricordato il carisma della Certosa: “ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo, per così dire, si ‘espone’ al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente ‘vuoto’ … per sperimentare invece la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile. E’ una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto. Il monaco, lasciando tutto, per così dire ‘rischia’: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo”. Di seguito il testo dell’omelia:
Venerati Fratelli nell’Episcopato,cari Fratelli Certosini,fratelli e sorelle!Rendo grazie al Signore che mi ha condotto in questo luogo di fede e di preghiera, la Certosa di Serra San Bruno. Nel rinnovare il mio saluto riconoscente a Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mi rivolgo con grande affetto a questa Comunità Certosina, a ciascuno dei suoi membri, a partire dal Priore, Padre Jacques Dupont, che ringrazio di cuore per le sue parole, pregandolo di far giungere il mio pensiero grato e benedicente al Ministro Generale e alle Monache dell’Ordine.
Mi è caro anzitutto sottolineare come questa mia Visita si ponga in continuità con alcuni segni di forte comunione tra la Sede Apostolica e l’Ordine Certosino, avvenuti nel corso del secolo scorso. Nel 1924 il Papa Pio XI emanò una Costituzione Apostolica con la quale approvò gli Statuti dell’Ordine, riveduti alla luce del Codice di Diritto Canonico. Nel maggio 1984, il beato Giovanni Paolo II indirizzò al Ministro Generale una speciale Lettera, in occasione del nono centenario della fondazione da parte di san Bruno della prima comunità alla Chartreuse, presso Grenoble. Il 5 ottobre di quello stesso anno, il mio amato Predecessore venne qui, e il ricordo del suo passaggio tra queste mura è ancora vivo. Nella scia di questi eventi passati, ma sempre attuali, vengo a voi oggi, e vorrei che questo nostro incontro mettesse in risalto un legame profondo che esiste tra Pietro e Bruno, tra il servizio pastorale all’unità della Chiesa e la vocazione contemplativa nella Chiesa. La comunione ecclesiale infatti ha bisogno di una forza interiore, quella forza che poco fa il Padre Priore ricordava citando l’espressione “captus ab Uno”, riferita a san Bruno: “afferrato dall’Uno”, da Dio, “Unus potens per omnia”, come abbiamo cantato nell’Inno dei Vespri. Il ministero dei Pastori trae dalle comunità contemplative una linfa spirituale che viene da Dio.
“Fugitiva relinquere et aeterna captare”: abbandonare le realtà fuggevoli e cercare di afferrare l’eterno. In questa espressione della lettera che il vostro Fondatore indirizzò al Prevosto di Reims, Rodolfo, è racchiuso il nucleo della vostra spiritualità (cfr Lettera a Rodolfo, 13): il forte desiderio di entrare in unione di vita con Dio, abbandonando tutto il resto, tutto ciò che impedisce questa comunione e lasciandosi afferrare dall’immenso amore di Dio per vivere solo di questo amore. Cari fratelli, voi avete trovato il tesoro nascosto, la perla di grande valore (cfr Mt 13,44-46); avete risposto con radicalità all’invito di Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!” (Mt 19,21). Ogni monastero – maschile o femminile – è un’oasi in cui, con la preghiera e la meditazione, si scava incessantemente il pozzo profondo dal quale attingere l’“acqua viva” per la nostra sete più profonda. Ma la Certosa è un’oasi speciale, dove il silenzio e la solitudine sono custoditi con particolare cura, secondo la forma di vita iniziata da san Bruno e rimasta immutata nel corso dei secoli. “Abito nel deserto con dei fratelli”, è la frase sintetica che scriveva il vostro Fondatore (Lettera a Rodolfo, 4). La visita del Successore di Pietro in questa storica Certosa intende confermare non solo voi, che qui vivete, ma l’intero Ordine nella sua missione, quanto mai attuale e significativa nel mondo di oggi.
Il progresso tecnico, segnatamente nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, ha reso la vita dell’uomo più confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa. Le città sono quasi sempre rumorose: raramente in esse c’è silenzio, perché un rumore di fondo rimane sempre, in alcune zone anche di notte. Negli ultimi decenni, poi, lo sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava negli anni Sessanta: la virtualità che rischia di dominare sulla realtà. Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera. I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto. Si tratta di una tendenza che è sempre esistita, specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati, ma essa ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica. Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine.
Ho voluto accennare a questa condizione socioculturale, perché essa mette in risalto il carisma specifico della Certosa, come un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, un dono che contiene un messaggio profondo per la nostra vita e per l’umanità intera. Lo riassumerei così: ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo, per così dire, si “espone” al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente “vuoto” cui accennavo prima, per sperimentare invece la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile. E’ una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto. Il monaco, lasciando tutto, per così dire “rischia”: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo.
Qualcuno potrebbe pensare che sia sufficiente venire qui per fare questo “salto”. Ma non è così. Questa vocazione, come ogni vocazione, trova risposta in un cammino, nella ricerca di tutta una vita. Non basta infatti ritirarsi in un luogo come questo per imparare a stare alla presenza di Dio. Come nel matrimonio non basta celebrare il Sacramento per diventare effettivamente una cosa sola, ma occorre lasciare che la grazia di Dio agisca e percorrere insieme la quotidianità della vita coniugale, così il diventare monaci richiede tempo, esercizio, pazienza, “in una perseverante vigilanza divina – come affermava san Bruno – attendendo il ritorno del Signore per aprirgli immediatamente la porta” (Lettera a Rodolfo, 4); e proprio in questo consiste la bellezza di ogni vocazione nella Chiesa: dare tempo a Dio di operare con il suo Spirito e alla propria umanità di formarsi, di crescere secondo la misura della maturità di Cristo, in quel particolare stato di vita. In Cristo c’è il tutto, la pienezza; noi abbiamo bisogno di tempo per fare nostra una delle dimensioni del suo mistero. Potremmo dire che questo è un cammino di trasformazione in cui si attua e si manifesta il mistero della risurrezione di Cristo in noi, mistero a cui ci ha richiamato questa sera la Parola di Dio nella Lettura biblica, tratta dalla Lettera ai Romani: lo Spirito Santo, che ha risuscitato Gesù dai morti, e che darà la vita anche ai nostri corpi mortali (cfr Rm 8,11), è Colui che opera anche la nostra configurazione a Cristo secondo la vocazione di ciascuno, un cammino che si snoda dal fonte battesimale fino alla morte, passaggio verso la casa del Padre. A volte, agli occhi del mondo, sembra impossibile rimanere per tutta la vita in un monastero, ma in realtà tutta una vita è appena sufficiente per entrare in questa unione con Dio, in quella Realtà essenziale e profonda che è Gesù Cristo.
Per questo sono venuto qui, cari Fratelli che formate la Comunità certosina di Serra San Bruno! Per dirvi che la Chiesa ha bisogno di voi, e che voi avete bisogno della Chiesa. Il vostro posto non è marginale: nessuna vocazione è marginale nel Popolo di Dio: siamo un unico corpo, in cui ogni membro è importante e ha la medesima dignità, ed è inseparabile dal tutto. Anche voi, che vivete in un volontario isolamento, siete in realtà nel cuore della Chiesa, e fate scorrere nelle sue vene il sangue puro della contemplazione e dell’amore di Dio.
Stat Crux dum volvitur orbis – così recita il vostro motto. La Croce di Cristo è il punto fermo, in mezzo ai mutamenti e agli sconvolgimenti del mondo. La vita in una Certosa partecipa della stabilità della Croce, che è quella di Dio, del suo amore fedele. Rimanendo saldamente uniti a Cristo, come tralci alla Vite, anche voi, Fratelli Certosini, siete associati al suo mistero di salvezza, come la Vergine Maria, che presso la Croce stabat, unita al Figlio nella stessa oblazione d’amore. Così, come Maria e insieme con lei, anche voi siete inseriti profondamente nel mistero della Chiesa, sacramento di unione degli uomini con Dio e tra di loro. In questo voi siete anche singolarmente vicini al mio ministero. Vegli dunque su di noi la Madre Santissima della Chiesa, e il santo Padre Bruno benedica sempre dal Cielo la vostra Comunità. Amen

giovedì 6 ottobre 2011

A Mauro, finisher n. 1593, UTMB 2011

Ringrazio Marco che mi ha regalata queste belle pagine scritte a Mauro finisher della ULTRA-RAIL DU MONT-BLANC.


Ps.: ho un po' di invidia ma sono veramente orgoglioso fiero felice e grato di avere due amici come voi... Renato



Si può fare lo stesso sogno?
Probabilmente no. Si può forse condividerlo, o meglio raccontarlo e gustarlo pezzo a pezzo immagine a immagine, suoni ed emozioni comprese. Questo è quello che sta succedendo mentre l’amico Mauro è ormai a 3 km da Chamonix.
Ma quando hai chiuso gli occhi e iniziato a sognare Mauro?
Quando hai cominciato a fare tue quelle immagini, quelle parole che tante volte ci hanno accompagnato negli allenamenti, nelle notturne, nelle nostre sgambate su e giù per le Prealpi, nei cavalcavia che facevamo per illudere noi della bassa padana che quello fosse un modo per fare dislivello?

Venerdi 26 agosto
ore 21.00
Ci siamo sentiti un paio di volte. Mi sei sembrato preoccupato, teso. E’ vero, lo spostamento dell’orario di inizio, le previsioni meteo non buone, la tensione della vigilia. Difficile davvero rimanere calmi. Di mio ho il ricordo dell’alberghetto proprio sopra lo striscione di arrivo a Chamonix, e la paura prima di partire, tanto da presentarmi solo pochi minuti prima, stordito, ancora inconsapevole di quello a cui stavo andando incontro, all’epoca del mio Utmb.

Sabato 27 agosto,
ore 8.00
Il Mac è stato acceso tutta la notte, Do un refresh e ti vedo a Chapieux. Hai nella gambe la lunga salita alla Croix du Bonhomme, con la discesa a zig zag, in fondo il punto di ristoro, la musica che sale man mano che ti abbassi e il vociare dei benevoles. L’avevo fatta di notte, con tutte le lampadine appese alle transenne come un magico serpentone cha dall’alto ti veniva incontro e una musica rock assurda, a tutto volume che riempiva la vallata.

Ore 13.00
Non ce l’ho fatta, sono uscito a fare una corsetta, sentendomi un po’ ridicolo nel fare quei 10 km scarsi, sbuffando e sudando, sentendomi bolso e lento, immaginandoti invece in piena azione.
Dal Col Checrouit giù verso Courmayeur, la voglia di arrivare ad un buon punto di ristoro, il verde del fondovalle, un po’ di gente “normale” , il tepore del fondovalle dopo la notte sulle creste. Il bollettino ha riportato temperature basse in quota, neve sopra i 2000/2200 metri. Ho visto foto di gente tirata, coperta con giacche a vento e guanti e ho immaginato te che proprio non ami il freddo. Finisco la mia sudata in questa afa di fine agosto, nelle cuffie faccio partire “The Conquest of Paradise”, il brano che suonano all’arrivo dell’Utmb , speriamo bene.

Ore 19.00
Hai avuto tutto il pomeriggio davanti : sole e caldo, “beau fixe” come direbbero i meteorologi di Chamonix quando espongono il bollettino meteo per chi vuole andare a fare la scalata del Bianco. Immagino nella settimana che hai passato a Chamonix quante volte tu e gli altri prima della partenza siate passati a leggere quel bollettino. Immagino le facce dei runners a spasso per Chamonix, tesi, tirati, provati da mesi di allenamenti, con gli ultimi dubbi del pre-gara, su quale maglia indossare, se si riesca a limare qualche grammo sull’attrezzatura, se sia meglio partire con i bastoncini in mano o agganciarli allo zaino. Tutti quei piccoli gesti scaramantici che fanno parte del rituale di ogni gara, ma che in questa assumono un po’ un peso diverso, quasi fossero scelte capaci di condizionare l’esito della corsa. Al diavolo questi ricordi, in questo momento stai sbuffando sulla groppa di quella bestia che è la salita al Col Ferret, prima della lunga discesa sul versante svizzero. Non te ne fregherà molto, ma Killian Jornet sta quasi arrivando a Chamonix, per lui l’Utmb è quasi storia, Ma è meglio o peggio se un sogno dura poco come il suo o tanto come il tuo?

Domenica 28 agosto
Ore 6.00
So che sembra un po’ idiota ma sono ancora qui davanti al computer a controllare come è andata la notte. Hai appena lasciato Champex, hai rallentato parecchio. Mi do mille spiegazioni. La stanchezza, la notte, la seconda, E’ quella più pesante, quella che ti svuota definitivamente il fisico. Da qui in avanti solo la testa può fare progredire. Le gambe fanno male, le ginocchia danno mille fitte, i piedi sono pieni di vesciche. Davanti hai ancora Boivine , ma scoprirò solo più tardi che c’è stata una deviazione. Mi decido, faccio il numero sul cellulare . Male, ti sento davvero male. Il ginocchio che ti preoccupava prima di partire sta cedendo, mi parli di medico, di una fasciatura, ti sento davvero a terra. Qualche parola di confronto, l’incitamento ad arrivare almeno a Trient e poi lì decidere, dopo una sosta, dopo la mani di un fisioterapista, dopo aver mangiato qualcosa. Non posso sostituirmi alle tue gambe, ma con la mente è come se chinassi la testa e ti dicessi di venirmi dietro, meglio al fianco.

Ore 13.00
Ho sentito tua moglie, anche lei ti ha detto di provarci. La sosta pare abbia fatto davvero bene, un cambio di abbigliamento, qualche massaggio, i piedi rimessi a nuovo in qualche modo e riparti.
Hai davanti l’ultima salita: Catogne. Maledetti svizzeri come si fa a fare una salita così regolarmente ripida? Sale nel bosco a zete lunghissime, senza mai un cambio di pendenza, sempre dritta e spietata, la feci di notte e mi sembrava non finisse mai, ricordo di avere avuto le allucinazioni mentre la percorrevo un passo dopo l’altro: voci, figure umane e non che danzavano davanti agli occhi stanchi per la seconda notte insonne, fino alle prime luci dell’alba quando si dissolsero. Coraggio è davvero l’ultima salita.

Ore 19.00
Non ti ferma più nessuno. All’ultima chiamata stavi percorrendo il sentiero a balcone da Argentiere a Chamonix. Bello, per i turisti, Infinito quando hai già 160 km nella gambe, sembra non finire mai, mi chiedi quanto possa mancare. Non lo so ma ti descrivo come sarà l’arrivo, i “bravo”, “super”, “allez” che accompagneranno le ultime centinaia di metri fino alla curva a gomito secca, a destra e gli ultimi 50 metri e poi….. finisher. La stanchezza, i dolori, gli occhi lucidi di tua moglie che ti cercano e guardano come sei ridotto e tu che dici, basta, è finito ma dentro vorresti gridare che ce l’hai fatta.
Mentre finisco di scrivere queste righe per caso ascolto David Bowie, un vecchio pezzo:” We can be heroes just for one day”. Vero, solo per un giorno, un momento. Poi ritornerai alla solita vita, ai soliti luoghi, Ma credimi, e lo sperimenterai da te, è stato bello sognare. Bravò , alla francese.

A Mauro, finisher n. 1593, UTMB 2011

martedì 4 ottobre 2011

OGGI 4 OTTOBRE SI FESTEGGIA SAN FRANCESCO D'ASSISI

Capitolo ventunesimo.

Del santissimo miracolo che fece santo Francesco, quando convertì il ferocissirno lupo d'Agobbio.



Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio nel contado di Agobbio appari un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali ma eziandio gli uomini, in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s'appressava alla città, e tutti andavano armati quando uscivano della città, come s'eglino andassono a combattere; e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo lupo e' vennono a tanto, che nessuno era ardito d'uscire fuori della terra.Per la qual cosa avendo compassione santo Francesco agli uomini della terra, sì volle uscire fuori a questo lupo, bene che li cittadini al tutto non gliel consigliavano; e facendosi il segno della santissima croce, uscì fuori della terra egli co' suoi compagni, tutta la sua confidanza ponendo in Dio. E dubitando gli altri di andare più oltre, santo Francesco prese il cammino inverso il luogo dove era il lupo. Ed ecco che, vedendo molti cittadini li quali erano venuti a vedere cotesto miracolo, il detto lupo si fa incontro a santo Francesco, con la bocca aperta; ed appressandosi a lui, santo Francesco gli fa il segno della croce, e chiamollo a sé e disse così: «Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male né a me né a persona». Mirabile cosa a dire!Immantanente che santo Francesco ebbe fatta la croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di correre: e fatto il comandamento, venne mansuetamente come agnello, e gittossi alli piedi di santo Francesco a giacere. E santo Francesco gli parlò così:«Frate lupo, tu fai molti danni in queste partì, e hai fatti grandi malifici, guastando e uccidendo le creature di Dio sanza sua licenza; e non solamente hai uccise e divorate le bestie, ma hai avuto ardire d'uccidere uomini fatti alla immagine di Dio; per la qual cosa tu se' degno delle forche come ladro e omicida pessimo, e ogni gente grida e mormora di te, e tutta questa terra t'è nemica. Ma io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro, sicché tu non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni passata offesa, e né li omini né li canti ti perseguitino più». E dette queste parole, il lupo con atti di corpo e di coda e di orecchi e con inchinare il capo mostrava d'accettare ciò che santo Francesco dicea e di volerlo osservare. Allora santo Francesco disse: «Frate lupo, poiché ti piace di fare e di tenere questa pace, io ti prometto ch'io ti farò dare le spese continuamente, mentre tu viverai, dagli uomini di questa terra, sicché tu non patirai più fame; imperò che io so bene che per la fame tu hai fatto ogni male. Ma poich'io t'accatto questa grazia, io voglio, frate lupo, che tu mi imprometta che tu non nocerai a nessuna persona umana né ad animale, promettimi tu questo?».E il lupo, con inchinate di capo, fece evidente segnale che 'l prometteva. E santo Francesco sì dice: «Frate lupo, io voglio che tu mi facci fede di questa promessa, acciò ch'io me ne possa bene fidare». E distendendo la mano santo Francesco per ricevere la sua fede, il lupo levò su il piè ritto dinanzi, e dimesticamente lo puose sopra la mano di santo Francesco, dandogli quello segnale ch'egli potea di fede.E allora disse santo Francesco: «Frate lupo, io ti comando nel nome di Gesù Cristo, che tu venga ora meco sanza dubitare di nulla, e andiamo a fermare questa pace al nome di Dio». E il lupo ubbidiente se ne va con lui a modo d'uno agnello mansueto, di che li cittadini, vedendo questo, fortemente si maravigliavano. E subitamente questa novità si seppe per tutta la città, di che ogni gente maschi e femmine, grandi e piccoli, giovani e vecchi, traggono alla piazza a vedere il lupo con santo Francesco. Ed essendo ivi bene raunato tutto 'l popolo, levasi su santo Francesco e predica loro dicendo, tra l'altre cose, come per li peccati Iddio permette cotali cose e pestilenze, e troppo è più pericolosa la fiamma dello inferno la quale ci ha a durare eternalemente alli dannati, che non è la rabbia dello lupo, il quale non può uccidere se non il corpo: «quanto è dunque da temere la bocca dello inferno, quando tanta moltitudine tiene in paura e in tremore la bocca d'un piccolo animale. Tornate dunque, carissimi, a Dio e fate degna penitenza de' vostri peccati, e Iddio vi libererà del lupo nel presente e nel futuro dal fuoco infernale». E fatta la predica, disse santo Francesco: «Udite, fratelli miei: frate lupo, che è qui dinanzi da voi, sì m'ha promesso, e fattomene fede, di far pace con voi e di non offendervi mai in cosa nessuna, e voi gli promettete di dargli ogni dì le cose necessarie; ed io v'entro mallevadore per lui che 'l patto della pace egli osserverà fermamente». Allora tutto il popolo a una voce promise di nutricarlo continuamente. E santo Francesco, dinanzi a tutti, disse al lupo: «E tu, frate lupo, prometti d'osservare a costoro il patto della pace, che tu non offenda né gli uomini, né gli animali né nessuna creatura?». E il lupo inginocchiasi e inchina il capo e con atti mansueti di corpo e di coda e d'orecchi dimostrava, quanto è possibile, di volere servare loro ogni patto. Dice santo Francesco: «Frate lupo, io voglio che come tu mi desti fede di questa promessa fuori della porta, così dinanzi a tutto il popolo mi dia fede della tua promessa, che tu non mi ingannerai della mia promessa e malleveria ch'io ho fatta per te». Allora il lupo levando il piè ritto, sì 'l puose in mano di santo Francesco. Onde tra questo atto e gli altri detti di sopra fu tanta allegrezza e ammirazione in tutto il popolo, sì per la divozione del Santo e sì per la novità del miracolo e sì per la pace del lupo, che tutti incominciarono a gridare al cielo, laudando e benedicendo Iddio, il quale si avea loro mandato santo Francesco, che per li suoi meriti gli avea liberati dalla bocca della crudele bestia.

E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio, ed entravasi dimesticamente per le case a uscio a uscio, sanza fare male a persona e sanza esserne fatto a lui; e fu nutricato cortesemente dalla gente, e andandosi così per la terra e per le case, giammai nessuno cane gli abbaiava drieto. Finalmente dopo due anni frate lupo sì si morì di vecchiaia, di che li cittadini molto si dolsono, imperò che veggendolo andare così mansueto per la città, si raccordavano meglio della virtù e santità di santo Francesco.


A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

_____________Ave Maria___________

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__SOSTEGNO DI CHI E' MALATO!__

Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte.

Amen.